Estorsione e ricatto. Pedina la figlia disabileper rubarle la pensione. Condannato a tre anni

L’uomo, ex saldatore dei cantieri navali, è stato denunciato dalla 24enne menomata dalla nascita: pretendeva che la ragazza versasse i soldi sul suo conto. Una tortura anche sui social.

Estorsione e ricatto. Pedina la figlia disabileper rubarle la pensione. Condannato a tre anni
Estorsione e ricatto. Pedina la figlia disabileper rubarle la pensione. Condannato a tre anni

Insultata, pedinata, tempestata di telefonate e messaggi per mettere le mani sulla sua pensione, quella della figlia, disabile. Lo avrebbe fatto un padre, di 57 anni, che ieri il tribunale di Ancona ha condannato a 3 anni e 4 mesi per tentata estorsione continuata. E’ stata la figlia ha denunciare il genitore, con il quale era tornata a vivere per un breve periodo dopo una infanzia difficile e per la quale le loro strade si erano divise. La giovane, oggi 24enne, è disabile dalla nascita, per una menomazione fisica, e percepisce una pensione di poco inferiore a 300 euro. Soldi che, stando alle accuse, avrebbe fatto gola all’uomo, con cittadinanza italiana ma di origine romena. L’imputato, che nel processo è stato difeso dall’avvocato Maurizio Sturba, è un ex saldatore dei cantieri navali del porto. Un lavoro che gli ha spezzato la schiena e per cui anche lui oggi, invalido al 75%, prende una piccola pensione come invalido civile. Padre e figlia hanno vissuto insieme fino all’età di 8 anni di lei, anche con la mamma della ragazza. In casa poi le cose non andavano bene tra i due genitori e la figlia è stata allontanata dal nucleo familiare con un provvedimento del tribunale dei minori. Diventata maggiorenne aveva ristabilito un rapporto familiare con il papà che però, stando alle accuse, si sarebbe voluto approfittare della sua situazione economica. In più occasioni, stando sempre alle accuse, l’imputato avrebbe preteso che la 24enne gli versasse la pensione sul suo conto corrente. Per pressarla l’avrebbe contattata al telefono, insistentemente, poi l’avrebbe tormentata anche attraverso i canali social, cercando di dissuaderla con messaggi ripetuti. I tentativi sarebbero andati avanti da maggio a settembre del 2019, quattro mesi da incubo per la giovane che ha poi deciso di sporgere denuncia. In una occasione, con una scusa di chiarire una situazione patrimoniale, l’avrebbe convinta a vedersi di persona ma anche in quella occasione avrebbe fatto di tutto per avere i soldi della sua pensione. "Guarda che ti ammazzo" sarebbe arrivato a minacciarla. Poi l’avrebbe seguita riempendola di insulti. Nell’arringa difensiva l’avvocato dell’imputato ieri ha sostenuto che la parte offesa non sarebbe stata attendibile per le accuse rivolte e non ci sarebbero prove attendibili per quanto sostenuto in sede di denuncia. Il padre della ragazza si sarebbe piuttosto preso cura di lei, dandole anche il suo bancomat da usare all’occorrenza per le spese di cui aveva bisogno. Il giudice Carlo Cimini lo ha condannato a tre anni e quattro mesi più il pagamento di mille euro di multa. L’avvocato Sturba ha già annunciato che ricorrerà in appello e fino in Cassazione per dimostrare l’innocenza del suo assistito.