Eutanasia, tribunale: Asl verifichi le condizioni del paziente per il suicidio assistito

In 'attuazione' della "sentenza Cappato" della Corte costituzionale, lo ha deciso il tribunale di Ancona dopo reclamo di un 43enne tetraplegico che si era visto negare dall'azienda sanitaria (anche per la verifica delle condizioni) e dal giudice, l'istanza di suicidio assistito

Tribunale in una foto d'archivio (Calavita)

Tribunale in una foto d'archivio (Calavita)

Ancona, 16 giugno 2021 - L'Asl verifichi le condizioni di un paziente per l'accesso al suicidio assistito, in 'attuazione' della "sentenza Cappato" della Corte costituzionale. Lo ha disposto, fa sapere l'Associazione Luca Coscioni, il Tribunale Civile di Ancona dopo il reclamo proposto da un 43enne marchigiano tetraplegico, immobilizzato da dieci anni per un incidente stradale e in condizioni irreversibili. Il 43enne - assistito dai legali del collegio di giuristi per la libertà - si era visto negare dall'azienda sanitaria (anche per la verifica delle condizioni) e dal giudice, l'istanza di suicidio assistito.

Il 28 agosto 2020 Mario (il nome è di fantasia) ha chiesto alla sua Asl di verificare la sussistenza delle condizioni enucleate dalla Corte costituzionale per poter accedere al suicidio assistito. A ottobre gli viene comunicato un diniego senza che vengano attivate le procedure indicate dalla Sentenza Cappato della Corte costituzionale. Con i legali dell'Associazione Coscioni Mario presenta un ricorso di urgenza al Tribunale di Ancona, affinché venga ordinato all'Asl la verifica delle sue condizioni.

Il 26 marzo di quest'anno, il giudice del Tribunale aveva confermato il diniego della struttura pubblica. A seguito del reclamo all'Ordinanza di diniego, ne viene depositata una nuova dai magistrati del Collegio del Tribunale di Ancona dopo la discussione dell'udienza del 28 maggio in Camera di Consiglio.

Il Collegio del Tribunale civile di Ancona, ordina ora all'azienda sanitaria unica regionale delle Marche di provvedere, previa acquisizione del relativo parere del Comitato etico territorialmente competente, ad accertare: - se reclamante sia persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili; - se lo stesso sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; - se le modalità, la metodica e il farmaco (Tiopentone sodico nella quantità di 20 grammi) prescelti siano idonei a garantirgli la morte più  rapida, indolore e dignitosa possibile (rispetto all'alternativa del rifiuto delle cure con sedazione profonda continuativa, e a ogni altra soluzione in concreto praticabile, compresa la somministrazione di un farmaco diverso). 

I Giudici confermano quindi che Mario ha il diritto di pretendere che si effettuino gli accertamenti disposti dalla Consulta con sentenza 242/19, affinché l'aiuto che gli sarà fornito non sia reato ai sensi dell'articolo 580 del codice penale relativo al suicidio assistito.

Spiega l'avvocato Filomena Gallo, Segretario dell' Associazione Luca Coscioni e coordinatore del collegio difensivo dell'uomo marchigiano: "Mario ci ha messo 10 mesi passando per 2 udienze e 2 sentenze, per vedere rispettato un suo diritto, nelle sue condizioni. Non è possibile costringere gli italiani a una simile doppia agonia. Occorre una legge. Per questo a fronte di un Parlamento paralizzato e sordo persino ai richiami della Corte costituzionale è  necessario un referendum. Per tutta l'estate chiederemo agli italiani di unirsi alla battaglia di Mario, e di altre persone che vogliono potere scegliere come morire, ma son costretti o a impegnativi viaggi all'estero o terminare la propria vita in un dolore che non vogliono sopportare. In tutta Italia dovremo raccogliere 500.000 firme tra luglio e settembre è l'unica possibilità per legalizzare l'eutanasia in questa legislatura, altrimenti non se ne riparlerà prima di 3 o 4 anni, nell'ottimistica ipotesi che nel prossimo Parlamento ci sia una maggioranza favorevole. Stiamo ottenendo una risposta sorprendente, malgrado il silenzio della politica "ufficiale", e puntiamo alle 10.000 disponibilita' di volontari indispensabili per centrare l'obiettivo delle 500.000 firme da consegnare in Corte di Cassazione il 30 settembre".