Un Museo del Mare sui resti dell’ex stabilimento farmaceutico Angelini alla Palombella. Non è soltanto un’idea quella della giunta comunale in carica che, a tal proposito, l’ha inserita all’interno del Piano triennale delle opere pubbliche 2024-26. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e infatti portare a compimento un’opera simile è tutt’altro che una passeggiata per una serie di problemi non da poco. Dal costo prima di tutto, con la previsione da parte dell’amministrazione di investire per quel progetto complessivamente circa 4 milioni di euro, senza contare gli ostacoli tecnici. Intanto l’assessore ai lavori pubblici, Stefano Tombolini, l’ha inserito nel documento triennale esaminato in commissione e pronto a essere discusso, votato e potenzialmente approvato in consiglio il 21 dicembre prossimo assieme a tutta la partita del bilancio di previsione. Il perché di un Museo del Mare in quel punto l’ha spiegato lo stesso Tombolini: "C’è prima di tutto l’esigenza di non lasciar morire quell’area cercando di recuperare una struttura in abbandono e in costante ammaloramento _ sono le parole dell’assessore _. sappiamo che ci sono dei vincoli ben precisi da parte della soprintendenza ai beni culturali che però riguardano soprattutto la facciata dell’ex Angelini, la parte che dà su via Flaminia. Lì il vincolo riguarda il concetto di ‘archeologia industriale’ e infatti noi non abbiamo alcuna intenzione di eliminare quella facciata, piuttosto vorremmo intervenire demolendo i manufatti che invece non sono bloccati da alcun vincolo nella parte retrostante della struttura. Liberando quell’area si potrebbe, attraverso un’edificazione leggera ubicare lì un museo di quel genere di cui si parla da anni e che intanto non è stato realizzato. Così facendo si potrebbe dare continuità al lavoro fatto sin qui, in continuità con la vecchia amministrazione, tra la Palombella e il Borghetto. Penso all’ex Dreher, alla demolizione imminente dell’ex Benincasa (e ex Tetto per tutti, ndr.) dove abbiamo già pianificato di realizzare un’area per la sosta dei camper e un bosco urbano. È questa l’idea di recupero che ho in mente". C’è però un altro problema, stavolta legato alla difficoltà di edificare in quel tratto di città posto proprio sul cosiddetto ‘piede’ della vecchia frana del dicembre 1982. Ricordiamo che l’ex Angelini - con l’azienda farmaceutica che poi si è trasferita alla Baraccola – è stato acquistato dal Comune (giunta Sturani) nei primi anni del duemila per 3 milioni di euro.
CronacaEx Angelini, il recupero: "Un museo del mare"