
I controlli dei carabinieri
Tornava a casa e passando per i giardini della Rocca Roveresca si era imbattuto in un gruppo di giovani che discutevano animatamente tra loro, urlando e spintonandosi. Vista la situazione era intervenuto per fare da pacere e far tornare la calma. "Dai su fate i bravi", avrebbe detto. In pochi secondi si era ritrovato tramortito a terra e con la vista offuscata per il violento colpo che aveva ricevuto alla testa. Dal gruppo dei facinorosi qualcuno gli aveva dato una bottigliata in testa, così forte da fargli perdere i sensi. Quando aveva riaperto gli occhi si era visto circondato e, ancora a terra, veniva colpito con calci e pugni all’addome. Un pestaggio che gli è costato 30 giorni di prognosi con il naso rotto, un trauma cranico facciale, un labbro spaccato e una frattura all’orbita destra. Vittima un senigalliese di 49 anni.
A ridurlo così sarebbero stati quattro ragazzi, due di Senigallia e due residenti in Vallesina. Hanno tra i 21 e i 27 anni e sono finiti a processo davanti alla giudice Tiziana Fancello per lesioni pluriaggravate dai futili motivi e dal fatto che ad agire sono state più persone insieme. Sono difesi dagli avvocati Riccardo Paradisi, Raffaele Sebastianelli, Marco Poietti Mosca e Giuliano Natalucci. Il pestaggio ai giardini risale al 6 febbraio del 2022. Ieri mattina la vittima è stata sentita in tribunale, dove si è costituito parte civile nel processo con l’avvocato Celine Canneto. Ha raccontato come una lettera anonima, arrivata alla stazione dei carabinieri di Ostra, aveva informato i militari che uno degli aggressori dell’uomo era stato un senigalliese e c’era anche il nome. La stessa vittima ha riferito in aula che nei giorni successivi all’aggressione anche lui aveva ricevuto per messaggio, attraverso i canali social, altre indicazioni sui suoi aggressori.
"Mi sono arrivate foto e nomi – ha detto il 49enne – da fonti confidenziali. Quella sera io camminavo per i fatti miei quando passando accanto a quei ragazzi qualcuno mi è venuto addosso, poi mi hanno colpito". La vittima ha riconosciuto i suoi aggressori da foto che gli sono state mostrate dai carabinieri.
La versione che avrebbe fatto da pacere vedendo i giovani litigare tra loro non è stata indicata nella testimonianza di ieri ma risulta quando è stato sentito dopo i fatti dai militari. Il gruppo dei 20enni negano di essere stati loro, parlano di uno scambio di persone. Qualcuno si trovava addirittura fuori comune quel giorno. Non è escluso che venga fatto un riconoscimento all’americana in aula, nelle prossime udienza. Il processo è stato aggiornato al 12 giugno.
Marina Verdenelli