Fabrizio Cardinali, eremita a Cupramontana con il figlio di 12 anni

Vivono senza elettricità e dormono in tenda. Il ragazzino, Siddhartha, non va a scuola. "Ma tutti gli anni affronta un esame e va benissimo"

Fabrizio Cardinali, 61 anni, con il figlio Siddhartha, di 12

Fabrizio Cardinali, 61 anni, con il figlio Siddhartha, di 12

Ancona, 6 luglio 2019 - Esiste da 33 anni una comunità che vive solo di natura, senza elettricità, né gas, nutrendosi dei frutti della terra. È in un angolo di bosco sulle colline di Cupramontana, la capitale del Verdicchio. Una piccola comunità del tutto fuori dal consumismo. Tutto è nato dall’utopia di Fabrizio Cardinali, 61 anni di Falconara. Lui che dopo un anno di studi astronomici, partendo dai movimenti studenteschi di fine anni ’70, ha deciso di realizzare il suo sogno della vita. Due anni di lavoro intenso per racimolare un gruzzolo col quale acquistare un ampio terreno e una porzione di casolare. 

È la tribù delle Noci Sonanti, quella dov’è nato suo figlio Siddhartha («in un tappeto dentro il casolare», spiega Cardinali), oggi 12enne, con cui continua a vivere, lontano dalle comodità. «Una noce dentro un sacco poco rumore fa. Ma tante noci insieme suonano», il motto da cui è partito l’eremita che segue e pratica gli insegnamenti di Buddha. Perché se è vero che è una comunità isolata, lui è molto accogliente con chiunque voglia fare esperienza di armonia con la natura.   Un terreno di oltre 5 ettari che circonda un vecchio casolare collegato alla strada solo da un chilometro di sentiero impervio. Qui molti lasciavano l’olio esausto che serve alla tribù per alimentare le torce. Di questo vive Cardinali, da ben 33 anni in un microcosmo fatto di odori, colori e sapori, quelli primordiali, appiattiti dalla vita moderna. L’unico strumento per mangiare ma anche per scaldarsi è la legna, spaccata con il sudore della fronte. Fabrizio e Siddhartha dormono in tenda, anche d’inverno. «Dopo il terremoto – spiega – mio figlio mi ha chiesto di poter dormire fuori. E ora lo facciamo sempre: coprendosi, non è poi così freddo». 

Siddhartha non va a scuola, il suo maestro è suo padre: «Studia con me anche 4 ore al giorno e ogni anno dà un esame – spiega Cardinali –: ha superato da poco quello di prima media con ottimi voti. Io lo lascerei anche libero, perché a lui piace molto la conoscenza diretta più che la teoria sui libri, che anche per me è poco utile. Ma deve ottemperare alla scuola dell’obbligo».

Con l’aiuto di Siddhartha e degli ospiti, quest’uomo produce olio, miele, frutta, vegetali, ortaggi, legumi, succo d’uva pestato coi piedi e grano macinato a pietra per pane e dolci. E così baratta ciò che non si riesce a produrre. Periodicamente lascia il suo regno, per lo più in autostop, per raggiungere i mercatini di campagna dove avvengono gli scambi. Una storia documentata nel film, premiato al Biografilm Festival, dei marchigiani Damiano Giacomelli e Lorenzo Raponi che per un mese hanno seguito Fabrizio e Siddhartha.

«Ho instradato mio figlio – spiega Cardinali – a questo modo di vivere. Qui è cresciuto. Ora frequenta anche gli altri ragazzini delle case vicine. E si confronta. Noi non mangiamo né carne, né pesce. Gli ho insegnato il rispetto per ogni essere vivente. Quando era piccolo non uccideva neppure le zanzare, mentre lo pungevano. Ora dai vicini gli piace veder uccidere e sventrare i conigli. Vede i motori, la vita moderna dei suoi coetanei. Gli piacciono anche gli uccelli in gabbia. È in una fase ribelle». Cardinali prende una grossa conchiglia, sale alla finestra e la suona. Come una scheggia arriva Siddharta. «Mi piacerebbe vivere come mio padre, ma col trattore e l’auto. Camminare a lungo è faticoso», ammette prima di sgattaiolare via tra gli alberi.