Famiglie preoccupate dal rischio dipendenza

Sono sempre di più i bambini e gli adolescenti che si appassionano ai videogiochi e che trascorrono moltissime ore a giocare. I videogiochi si sono enormemente evoluti: sono più realistici, accattivanti e interattivi, tanto da permettere di giocare online con amici o sconosciuti anche dall’altra parte del mondo. I dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza Onlus, raccolti su un campione di 11.500 adolescenti, evidenziano come siano soprattutto i maschi a giocare. Tra i 14 e i 19 anni, il 36% dei ragazzi gioca circa 1,5 ore al giorno e l’11% dalle 3 alle 6 ore. Tra gli 11 e i 13 anni il 50% gioca in media 1,5 ore al giorno, il 15% dalle 3 alle 6 e il 4% più di 7.

Uno dei temi che preoccupa di più i genitori è proprio questo. Non si sa come comportarsi, si è preoccupati, e si teme che i figli sviluppino una dipendenza. L’organizzazione mondiale della sanità ha riconosciuto la dipendenza da videogiochi come una patologia: il gaming disorder. Tre le condizioni: totale perdita di controllo sul videogioco, non curandosi più del tempo dedicatogli; la priorità dei videogiochi rispetto ad altri interessi e attività; perdurare di questa condotta anche in presenza di conseguenze nefaste. Uno dei videogiochi più gettonati è Fortnite, definito un fenomeno di cultura popolare. Si può giocare contemporaneamente con più compagni e può fomentare il cyberbullismo. Fortnite, secondo gli esperti, ‘aggancia’ in modo potente il cervello emotivo dei giocatori, che perdono la concezione del tempo. La domanda è: ‘Si può essere dipendenti da Fortnite?’.

Gemma Latini

ed Emma Serrani VA