Far west in pronto soccorso, lesioni e sputi

Ennesimo sabato sera di follia a Torrette: dottoressa con un polso slogato e costretta alla terapia retrovirale. Situazione incandescente

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Dottoressa aggredita verbalmente e fisicamente con botte e sputi costretta alla terapia anti-retrovirale. Un sabato notte di follia al pronto soccorso di Torrette, ormai diventato un far-west dove il personale sanitario rischia la propria incolumità ogni giorno. Dal summit in Regione di due settimane fa tra assessore alla sanità, direttori delle aziende ospedaliere e sanitarie e i primari dei pronto soccorso delle Marche sono uscite solo parole e promesse, ma zero fatti. Quanto accaduto l’altra notte nel ps del più grande ospedale delle Marche dovrebbe indurre chi di dovere a prendere delle misure. Un uomo in stato di ebbrezza si è lasciato andare a insulti nei confronti degli operatori sanitari, in particolare di una dottoressa: "Il bilancio è che la nostra collega ha riportato una sospetta lesione al polso _ spiega uno dei medici in servizio al ps di Torrette _. Il dettaglio più preoccupante è che quell’uomo le ha sputato addosso e dunque è stato necessario attivare la procedura per la terapia anti-retrovirale. Qui non si tratta più soltanto del rischio di contagio da Covid-19, ma di tutta una serie di malattie trasmissibili. Stiamo commentando l’ultimo episodio di una lunga serie, per far sì che si intervenga per risolvere il problema dobbiamo aspettarci il morto o qualcosa di molto grave?". La persona portata in ospedale sabato notte era sotto gli effetti dell’alcol e ha dato in escandescenza proprio in ps. Per fortuna la presenza di alcuni agenti della penitenziaria e di un vigilante privato ha limitato i danni in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine. Nel frattempo però l’uomo era stato raggiunto da alcuni familiari, una sorta di clan, che di fatto hanno consentito al soggetto violento di allontanarsi evitandogli conseguenze. Durante le ore serali e la notte, dalle 20 alle 8 del mattino, il pronto soccorso è in totale balìa dei delinquenti e di pazienti e familiari a volte violenti: "Non può accadere che medici, infermieri e altro personale sanitario debbano rinchiudersi se non barricarsi dentro le stanze del reparto per evitare le aggressioni come accaduto l’altra notte _ aggiunge il medico di ps che parla in rappresentanza di tutti gli operatori _. Rispetto ad alcuni anni fa il personale in servizio è cambiato molto ed è in maggioranza al femminile e dunque ancora meno protetto in caso di atti di intemperanza. Venire al lavoro e avere paura di svolgere il proprio mestiere non è giusto, chiediamo di poter operare in un ambiente tranquillo e il più possibile sereno. Ah dimenticavo, sabato notte il soggetto ha minacciato di morte la dottoressa e altri sanitari, promettendo loro ripercussioni future". Infine una accorata richiesta alle forze di polizia: "Il pronto soccorso non può essere il posto dove portare l’ubriaco, il violento, il senza fissa dimora che nella maggior parte dei casi non hanno patologie sanitarie in corso in quel momento. Noi qui curiamo le persone non svolgiamo un servizio sociale, invece finisce sempre che certi soggetti vengano lasciati qui, con tutte le conseguenze del caso, mentre dovrebbero essere trasferiti altrove".