"Fatturati in calo e centro deserto E’ così che funziona l’ordinanza?"

L’avvocato tornato da Milano: "Vedo disamore per la città da parte dei ragazzi, serve un forte patto sociale"

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di Valerio Cuccaroni

Matteo Bilei è un giovane avvocato che si dedica all’impegno civico, sin da quando nel 2013 si candidò a sindaco di Ancona con la lista civica di ventenni A2O – Altra Ancona Ora. Formatosi a Milano, è tornato ad Ancona, dove sta avviando la sua attività professionale. Ciò gli ha permesso di riavvicinarsi alla sua adorata politica per affrontare i temi più scottanti.

A proposito di temi scottanti, giovedì, in una delle serate di giugno più calde di sempre, alcuni locali del centro hanno incassato quanto in una giornata di neve. La proroga del divieto di vendere alcolici ha scatenato una tempesta perfetta?

"Rido per non piangere".

Cosa significa?

"Io penso che non sia il momento di puntare il dito. Tutti ci troveremmo dalla parte del torto. Non è solo colpa dei privati, né dell’amministrazione comunale. Ci sono limiti nell’intercettare i bisogni dei giovani: questo è un dato, dobbiamo prenderne atto. Serve un patto sociale. La popolazione giovanile fugge da questa come da altre città, ma da noi noto un preoccupante disamore. Io mi chiedo per chi dobbiamo lavorare: perdiamo 500 abitanti all’anno e ne perderemo sempre di più, l’età media aumenta, le giovani risorse non trovano spazio per proporsi".

A proposito di patto sociale, non trova strano che la proroga del divieto è avvenuta proprio mentre le associazioni di categoria, soddisfatte dei traguardi raggiunti, chiedevano un cambio di passo?

"Il diritto, come sosteneva un grande penalista, dovrebbe essere un arcipelago di divieti in un mare di libertà, mentre la percezione di noi giovani è l’opposto: un mare di divieti e un arcipelago di libertà che spuntano qua e là. Io non capisco la soddisfazione di chi plaude all’ordinanza, neanche dal punto di vista linguistico: i fatturati sono diminuiti, non è diminuita la micro-criminalità giovanile, la desertificazione non è un effetto positivo. Contesto che l’ordinanza abbia funzionato".

Cosa fare?

"Dobbiamo ragionarci. Penso a un patto di convivenza tra cittadini e gestori di locali. Dobbiamo incanalare il popolo della notte in altri luoghi, mettere a disposizione locali comunali. Non ho ricette pronte. Bisogna partire dai bisogni dei giovani e degli operatori per sciogliere quei nodi. Serve un tavolo di discussione".