Ferracchiati rilegge "Il gabbiano"

"Come la marmellata che non mangio mai" è il lavoro che andrà in scena domani al teatro Sperimentale

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‘Il gabbiano’ di Cechov come non lo avete mai visto. D’altronde basterebbe il titolo dello spettacolo in scena domani (ore 20.45) al Teatro Sperimentale di Ancona, con gli interpreti dell’Accademia nazionale d’arte drammatica ‘Silvio d’Amico’ diretti da Liv Ferracchiati: ‘Come la marmellata che non mangio mai’.

Nelle note di presentazione si legge che "mettere in scena ‘Il Gabbiano’ ripetendo le scene, incastrandole, moltiplicando i personaggi, ha più a che fare con lo scardinare una gerarchia che con vaghi dolori borghesi. Annientare il giusto modo di esistere, in scena, come nella vita, riporta alla responsabilità di una libera scelta, di capire, alla fine, poi che farne, di tutta questa libertà. ‘Il Gabbiano’: a partire dal titolo, un problema di rappresentazione. Cajka, in russo, è femminile, associato direttamente al personaggio Nina. In italiano, un’intraducibile gabbiana".

In ogni caso per Liv Ferracchiati quello cechoviano è "sicuramente un testo che porta tutti i personaggi in scena a dialogare perennemente sul rappresentarsi, nella vita come nell’arte, che a pensarci bene, poi, trovare una propria modalità di espressione artistica significa trovare un modo di raccontarci, un modo per comunicare e un modo per essere. In questo momento storico la rappresentazione di sé è un atto pubblico più che introspettivo".

L’autore, regista e performer osserva che "lavorare sul Gabbiano necessita il sapere qual è, se c’è, il motivo necessario per cui scegliamo di andare in scena, prendendoci uno spazio per indagare l’espressione di noi come presa di posizione non solo identitaria ma anche artistica e politica. L’arte è area semantica di fallimento. La rappresentazione è, di sua natura, fallimentare. Ci viene da chiederci che cosa ci porta, nonostante la precarietà economica, la difficoltà di un riconoscimento e il mancato ricambio generazionale, a scegliere di inseguire un’idea che sarà, comunque, sempre inesatta. La croce di cui parla Nina è sempre presente".

Il testo di Cechov per Ferracchiati offre "la possibilità di scardinare l’immaginario fisso del ruolo in quanto tale e far vivere una pluralità di possibili rappresentazioni, tutte legittime, senza il veto di una visione univoca decisa dall’alto". Info www.marcheteatro.it e www.vivaticket.com.