Fincantieri, ancora sangue: rissa con feriti

Spedizione punitiva di tre operai bengalesi contro un collega somalo dopo una lite per futili motivi. A giugno un’altra aggressione

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Regolamento di conti tra operai di diverse nazionalità, somalo aggredito alle spalle e ferito da tre bengalesi. Torna la violenza all’interno dello stabilimento della Fincantieri di Ancona dopo la brutale aggressione di un giovane operaio nel giugno scorso. Se per quel fatto si è prefigurata l’ipotesi del caporalato, per quanto accaduto martedì sera sembra che la causa scatenante siano stati dei futili motivi, ma tutto è comunque avvenuto all’interno della galassia oscura degli appalti e dei subappalti fuori controllo.

Il somalo ferito, un 35enne, è stato portato al pronto soccorso di Torrette per curare il trauma cranico e alcune ferite al fianco, alla schiena e all’inguine provocate da un arnese da lavoro con una punta, probabilmente delle forbici. Per lui la prognosi è di 30 giorni per cui si dovrà procedere a querela di parte, anche se la violenza dell’episodio ha fatto comunque scattare le indagini da parte della Polmare che sta raccogliendo le testimonianze dei protagonisti e di eventuali testimoni. Al momento non sono stati emessi provvedimenti restrittivi o denunce, gli inquirenti hanno sequestrato un tubo di ferro usato per colpire il somalo e l’arnese da lavoro che ha provocato le ferite e la perdita di sangue. Due dei tre bengalesi (tutti di età compresa tra 26 e 31 anni) sono stati refertati in pronto soccorso ma dimessi con 3 giorni di prognosi, il terzo ha rifiutato il soccorso. I protagonisti della vicenda sono tutti in regola col permesso di soggiorno e domiciliati in città.

Il fatto è accaduto attorno alle 21,30 a bordo della nave in lavorazione per conto della società Viking (costruzione n. 6284), al ponte 4. Sulla dinamica, in particolare sulle cause scatenanti, gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo. La scintilla della follia potrebbe essere stata innescata da un litigio tra il somalo e uno dei bengalesi che poi potrebbe aver richiesto l’aiuto di altri due connazionali per mettere in piedi una vera e propria spedizione punitiva. In quel caso si configurerebbe la premeditazione del gesto e dunque l’indagine cambierebbe senz’altro volto.

"Dalle voci raccolte – racconta un operaio diretto Fincantieri che preferisce mantenere l’anonimato – i tre bengalesi si sono scagliati contro il somalo per fare male, molto male. Lavoro in cantiere da tanti anni ed episodi del genere non sono mai successi. Adesso è una questione di sicurezza anche da parte nostra, oltre agli infortuni sul lavoro bisogna stare attenti anche alle aggressioni. C’è un clima irrespirabile dentro lo stabilimento perché nessuno controlla le ditte esterne e chi ci lavora".

Un quadro più volte denunciato dalla Fiom, il sindacato maggioritario in cantiere in rappresentanza degli ormai appena 500 dipendenti, di cui un terzo impiegati, a fronte di 3000-3500 addetti degli appalti: "Adesso basta, le istituzioni compiano i loro passi per affrontare la questione direttamente con l’azienda – attacca Tiziano Beldomenico, segretario generale della Fiom Ancona – Due fatti di sangue così grave in meno di tre mesi sono più di un campanello d’allarme".