"Fine vita, le Marche hanno fatto magre figure"

La battaglia di Mangialardi: "Saremo la prima Regione italiana a discutere la proposta di legge sulla morte medicalmente assistita"

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Lo scorso 16 giugno il 44enne senigalliese Federico Carboni è stato il primo caso in Italia di sucidio medicalmente assistito: le Marche saranno la prima Regione italiana a discutere la proposta di legge in merito all’accesso alla morte medicalmente assistita. A far proprio il testo elaborato dall’associazione e trasmesso a tutte le Regioni è stato il capogruppo del Partito Democratico Maurizio Mangialardi.

Mangialardi, perché questa iniziativa?

"In questi mesi le Marche sono salite loro malgrado alla ribalta nazionale per tre casi di cittadini che avevano chiesto di accedere al suicidio medicalmente assistito come previsto dalla sentenza CappatoDj Fabo, i quali, tuttavia, sono stati costretti a scontrandosi con il pesante ostruzionismo del Servizio sanitario regionale e della giunta Acquaroli. Nonostante i pareri favorevoli del Comitato etico, infatti, Federico Carboni ha dovuto attendere quasi due anni per poter vedere soddisfatto quello che era un suo diritto, Fabio Ridolfi, a causa dei ritardi dell’Asur Marche, ha rinunciato scegliendo di ricorrere all’interruzione delle terapie con sedazione profonda, mentre "Antonio", l’unico ancora in vita, resta tutt’oggi in un doloroso limbo di attesa. Tutto ciò è inaccettabile, perché questo stillicidio burocratico aggiunge ulteriori sofferenze a quelle che queste persone patiscono da anni".

Con questa proposta di legge come cambieranno le cose?

"La legge, di cui ringrazio l’associazione Luca Coscioni e in particolare Filomena Gallo e Marco Cappato, va a intervenire nei coni d’ombra della sentenza della Corte costituzionale, garantendo tempi e modalità certe per garantire l’accesso alla morte medicalmente assistiti come indicato dalla legge. La proposta prevede che l’azienda sanitaria effettui le verifiche nel termine di 10 giorni dalla richiesta e poi, entro 5 giorni, trasmetta le relative relazioni al Comitato etico competente che dovrà emettere il suo parere entro i successivi 5 giorni e inviarlo nuovamente all’azienda sanitaria che immediatamente informa la persona interessata. L’obiettivo è garantire l’esigibilità del diritto in un lasso di tempo di 20 giorni, a fronte dei due anni che mediamente occorrono oggi".

Pensa che la proposta troverà in consiglio i consensi necessari per essere approvata?

"Me lo auguro. La politica deve saper leggere i mutamenti culturali che avvengono nella società. Il milione di mezzo di firme raccolte per indire il referendum sull’eutanasia legale dimostra che i tempi sono maturi per un’iniziativa di questo tipo. Tra l’altro, reputo un grave errore non aver permesso quella consultazione referendaria. Oggi, chi governa, sia il Paese che le Regioni, non può pensare, di imporre le proprie convinzioni ideologiche a discapito di diritti sanciti per legge".