Finti vaccini Ancona, l’infermiere parla e inguaia i nuovi intermediari

Altro giro di interrogatori dopo l’inchiesta bis: Emanuele Luchetti continua a collaborare davanti al giudice e inguaia i nuovi intermediari. Daniele Mecozzi: "L'ho fatto solo per ideologia". Scena muta della Lattanzi

Finti vaccini, il ristoratore Daniele Mecozzi

Finti vaccini, il ristoratore Daniele Mecozzi

Ancona, 24 febbraio 2022 - Finti vaccini all’hub del Centro Paolinelli, due ammettono mentre in quattro si avvalgono della facoltà di non rispondere. E’ iniziata ieri la girandola degli interrogatori bis, quelli per la seconda parte delle misure cautelari scattate lunedì nell’ambito dell’inchiesta delle vaccinazioni simulate per far ottenere il Green pass a cittadini che non volevano iniettarsi il siero in cambio di soldi.

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A parlare davanti al gip Carlo Masini sono stati sia l’infermiere Emanuele Luchetti, 50 anni, falconarese, che il ristoratore civitanovese Daniele Mecozzi, 45 anni. Entrambi già sentiti anche a gennaio dopo le prime misure. Il primo, collegato via video al tribunale dal carcere di Montacuto dove c’era anche il suo avvocato, Marta Balestra, ha ammesso le nuove accuse legate per lo più ai due nuovi intermediatori, il pensionato ex sindacalista di Fabriano Edmondo Scarafoni e la ristoratrice e operatrice balneare di Civitanova Maria Francesca Lattanzi, e alle persone vaccinate per finta buttando via la dose invece di inocularla in tre giornate specifiche contestate nella nuova ordinanza. Quelle del 23 e 28 dicembre scorso e dell’8 gennaio.

"Luchetti ha continuato a mantenere l’atteggiamento collaborativo già attuato a gennaio – dice l’avvocato Balestra – e si è assunto le sue responsabilità". L’infermiere per ora rimane in carcere e non è stata fatta istanza per chiedere la revoca della misura con una più lieve. Anche Mecozzi, difeso dall’avvocato Gabriele Cofanelli, ha reso interrogatorio ieri, collegato con il gip dal commissariato di Civitanova, e diversamente da gennaio non si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il ristoratore ha ribadito i concetti che nella prima ondata di misure cautelari aveva reso solo davanti al pubblico ministero, spiegando di aver agito per ideologia personale, riconoscendosi contrario alla vaccinazione obbligatoria, così come imposta, ma senza prendere soldi, tutt’al più solo rimborsi spese per gli spostamenti delle persone al Paolinelli. Non avrebbe agito quindi per lucro ma avrebbe solo indirizzato da Luchetti amici e conoscenti con la sua stessa idea sui vaccini.

A fare scena muta davanti al gip ieri è stata la ristoratrice e operatrice balneare nonché veterinaria Maria Francesca Lattanzi, difesa dall’avvocato Paolo Carnevali. Il suo legale nei prossimi giorni presenterà una istanza al tribunale del Riesame per chiedere una misura meno afflittiva (adesso è ai domiciliari). L’indagata avrebbe assicurato però di non aver né preso né dato soldi per i vaccini, nemmeno per se stessa. In silenzio sono rimasti anche uno dei poliziotti del Commissariato di Civitanova Marche, che avrebbe usufruito del finto vaccino, e il fratello di Mecozzi, anche lui accusato di essersi sottoposto a finta dose. Entrambi hanno l’obbligo di dimora e di firma alla pg come misura cautelare e non possono uscire di casa dalle 21 alle 6.

Ieri è stata sottoposta ad interrogatorio anche una impiegata di San Severino Marche, anche lei sarebbe una finta vaccinata, ma si è avvalsa della f acoltà di non rispondere. Tutti e tre fanno parte delle nuove 35 misure cautelari eseguite lunedì dalla Squadra mobile delegata per le indagini dell’operazione "Euro Green pass". Nella seconda tranche di accuse, i fatti contestati si fermano all’8 gennaio e avrebbero portato al rilascio indebito di una quarantina di certificati verdi. Dall’inizio dell’inchiesta sono più di cento i Green pass fasulli scoperti e annullati poi nella piattaforma ministeriale. Il pagamento per la finta dose sarebbe arrivato a 500 euro, diviso in parti tra l’infermiere e gli intermediari, sostiene la Procura.