MARINA VERDENELLI
Cronaca

Forestali in azione. Uccelli da richiamo detenuti illegalmente. Nei guai un 76enne

A casa dell’anziano residente in Vallesina c’erano 84 esemplari. Identificati dagli anelli sulle zampe. Altri 41 erano nelle disponibilità. di cinque cacciatori apparentemente ignari della provenienza illecita.

Forestali in azione. Uccelli da richiamo detenuti illegalmente. Nei guai un 76enne

I forestali hanno identificato i volatili dagli anelli sulle zampe

Uccelli da richiamo tenuti in piccole gabbie e fatti vivere sui propri escrementi per portarsi a casa 20mila euro all’anno che guadagnava vendendoli ai cacciatori che li utilizzano nelle battute da caccia per attirare altri volatili. Li avrebbe allevati illegalmente un 76enne della Vallesina che aveva tirato su un’attività da allevatore senza averne i titoli e senza seguire le regole per il buon vivere degli uccelli stessi.

A scoprire il presunto furbetto sono stati i carabinieri forestali, del Nipaaf e del Nulceo Cites di Ancona, che hanno sequestrato 84 esemplari. Più della metà, 43 uccelli da richiamo, appartenenti alla famiglia dei turdidi, quindi tordi, merli e cesene, sono stati trovati a casa del 76enne, un comune vicino Jesi. Il sospetto che erano detenuti abusivamente è arrivato poiché erano identificati da anelli sulle zampe manomessi ed alterati nella loro forma e dimensioni.

Il resto degli uccelli sequestrati, 41, sono stati trovati a casa e quindi nella disponibilità di cinque cacciatori, residenti in provincia di Ancona e in provincia di Perugia, apparentemente ignari di aver ricevuto uccelli di provenienza illegale.

Le indagini dei forestali hanno permesso di scoprire le vendite che c’erano state nel tempo. Un giro d’affari annuo di circa 20mila euro, considerato che l’allevatore risultava commercializzare circa 200 esemplari all’anno, ad un prezzo compreso tra i 50 e i 200 euro per ciascun uccello. Le indagini ulteriori e successive sono state infine incentrate sulla verifica del benessere degli animali; con l’aiuto di un medico veterinario esperto nel settore, sono state eseguite ispezioni che hanno consentito di accertare che numerosi volatili venivano costretti a vivere in gabbiette di dimensioni non idonee e contaminate da escrementi. Le gabbiette in cui gli esemplari erano costretti a vivere non consentivano agli uccelli di volare e comunque non garantivano le necessarie condizioni di benessere animale. A chiusura delle indagini preliminari l’allevatore indagato è stato denunciato per i reati di maltrattamento degli animali, detenzione e commercio di fauna selvatica in violazione della legge n. 157/1992, contraffazione di sigilli di Stato e frode nell’esercizio del commercio. Rischia pene che vanno da uno a cinque anni di reclusione. Il traffico di uccelli da richiamo per uso venatorio è uno dei principali crimini riguardanti la fauna selvatica italiana, molti animali vengono illegalmente catturati in natura e commercializzati spacciandoli per animali invece nati in cattività.

Gli animali catturati o acquisiti illegalmente vengono dotati di anelli inamovibili contraffatti attestanti la loro nascita in allevamenti controllati. Gli anelli, considerati dei veri e propri sigilli di Stato vengono manipolati ed allargati dai trafficanti per essere poi infilati nelle zampe degli uccelli così da comprovarne falsamente la nascita in cattività.