"Fuggiti da Kiev per salvare Volodymyr"

Il viaggio della speranza di mamma e sorella verso Ancona dove il ragazzino disabile verrà operato dall’equipe del dottor Roberto Trignani

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L’amore infinito di mamma Olena e della sorella Anna per Volodymyr, un ragazzino di 15 anni affetto da un grave ritardo nello sviluppo psicomotorio. I tre sono fuggiti alla disperata da un sobborgo di Kiev, la capitale dell’Ucraina, all’inizio di marzo. Un viaggio infinito, drammatico, prima di trovare accoglienza e altrettanto amore nelle Marche e ad Ancona. Prima una famiglia di Orciano di Pesaro che si è fatta carico di ospitarli a casa sua, poi l’équipe del dottor Roberto Trignani, primario della neurochirurgia dell’ospedale di Torrette. Volodymyr l’altro giorno è stato protagonista di un consulto preparatorio a un delicato intervento fissato per il prossimo 30 maggio. Alla presenza dei chirurghi vascolari che prenderanno parte all’operazione che si svolgerà al materno-infantile Salesi: "L’obiettivo è regolarizzare il flusso dell’acqua in cui è immerso il cervello mediante il posizionamento di un tubicino – spiega il dottor Trignani – Ci ha colpito molto, a me e ai miei collaboratori, la forza di questa famiglia, di queste donne che col dramma nel cuore per il conflitto affrontano la vita al massimo dedicandosi totalmente al ragazzino. Abbiamo conosciuto delle persone straordinarie e siamo onorati di poter aiutarle".

Olena e Anna si sono commosse per l’aiuto ricevuto dai professionisti dell’ospedale di Torrette: "Non finiremo mai di ringraziare i medici e tutte le persone che ci stanno aiutando – confidano madre e figlia – La guerra è arrivata nella nostra vita e dopo alcuni giorni dall’invasione russa abbiamo deciso di andarcene. Noi abitiamo in un quartiere alla periferia sud-ovest di Kiev. Mio marito è dovuto rimanere in Ucraina e noi ci siamo messi in viaggio in furgone. Era il 6 marzo e dopo aver sostato alcuni giorni a ovest e dopo essere passati in Polonia abbiamo viaggiato verso l’Italia dove siamo arrivati il 14 marzo. Ci hanno messo in un hotel e poi una famiglia straordinaria ha deciso di ospitarci in casa loro. Ormai fanno parte di noi, non abbiamo più parole per descriverli. Se non fosse stato per l’Italia non so come avremmo fatto a superare questo momento così drammatico".

E la famiglia in questione li ha accolti praticamente al buio e oggi, dopo alcune settimane di convivenza, sono felici di aver fatto quel passo: "Il Comune ci hanno chiesto se fossimo disposti a ospitare Olena e i figli e noi ci siamo messi a disposizione – raccontano i coniugi che preferiscono restare in anonimato – È una bella responsabilità, inizialmente non è stato facile, ma adesso siamo davvero orgogliosi di aver preso la decisione. Quelle donne e il figlio malato hanno vissuto tempi difficili in Ucraina ed è il minimo che possiamo fare. Finché possiamo staremo loro vicini".