
Non aveva sbagliato nemmeno una risposta, arrivando prima ad un concorso pubblico indetto dall’azienda Ospedali Riuniti di Torrette per un posto di sei mesi come logopedista. L’unica a raggiungere il massimo punteggio su quesiti che, stando alle accuse, andavano anche oltre le competenze della figura medica richiesta. Bravura? No. Per la guardia di finanza, che fiutò qualcosa di poco corretto, era stato il fidanzato a passarle le risposte giuste, un otorino di 37 anni, originario della Calabria. In qualità di stretto collaboratore del primario del suo reparto, che presiedeva la commissione d’esame, era stato incaricato da questo a preparare il test. Su entrambi i medici si era stretto il cerchio dell’indagine dei finanzieri e dopo la chiusura delle indagini preliminari era arrivata per loro la richiesta di rinvio a giudizio, per il reato di divulgazione del segreto di ufficio in concorso, da parte della procura dorica. Ieri, su richiesta di entrambi i loro difensori, gli avvocati Roberto Marini per il primario (un 56enne) e Franco Argentati per il collaboratore, la gup Francesca De Palma ha accolto la richiesta di messa alla prova che eviterà il processo ai due imputati se sarà osservata. Primario e collaboratore dovranno fare 120 ore di volontariato e servizi socialmente utili nell’arco di un anno per un massimo di sei ore settimanali. Il dirigente è ancora al suo posto di lavoro mentre il collaboratore è tornato al sud. Farà lì la messa alla prova, in una associazione legata a Padre Pio. La fidanzata, una 30enne calabrese, aveva poi rinunciato all’incarico. La giudice ha fissato un’udienza all’11 novembre del prossimo anno per vedere se la messa alla prova è stata eseguita e osservata come da programma. In quel caso il reato sarà estinto. Il concorso era stato sostenuto ad aprile del 2019, da 40 candidati. Era riservato ad una figura specializzata nella cura delle anomalie del linguaggio e dell’articolazione della parola. Le dispense sulle domande a risposta multipla, da sottoporre ai candidati, sarebbero state consegnate alla commissione d’esame solo il giorno della prova, senza essere condivise prima tra i membri nella formulazione dei quesiti.
Proprio questa anomalia, segnalata alle fiamme gialle, aveva portato la finanza a volerci vedere chiaro. Dopo un anno e varie perquisizioni finalizzate al sequestro di computer e altro materiale informatico, i militari del Nucleo di polizia economica finanziaria di Ancona avevano trovato riscontri. Sul computer del 37enne avrebbero ritrovato le tracce delle domande che sarebbero poi state passate, attraverso una pennetta, al computer del primario oggetto di sequestro all’interno del proprio ufficio medico a Torrette. Il professionista si era difeso dicendo di non sapere che al concorso partecipasse la fidanzata del suo collaboratore.