Gabrielloni da Jesi al Como: "La serie A era un sogno"

L’attaccante racconta le emozioni che ha provato allo Juventus Stadium. La sua passione per il calcio nasce in casa dove sono tutti ’bianconeri’.

Gabrielloni da Jesi al Como: "La serie A era un sogno"

Alessandro Gabrielloni ha 30 anni, è jesino e gioca nel Como con il quale ha sfidato la Juventus a Torino

Se solo avesse velleità politiche fra qualche anno a Como potrebbero anche farlo sindaco. Trenta anni appena compiuti, una laurea in economia all’università di Macerata, Alessandro Gabrielloni ha fatto innamorare un intera città, cittadino esemplare fuori, implacabile attaccante da area di rigore sul campo di calcio: dalla serie D con la Jesina all’esordio, domenica scorsa, allo Stadium di Torino contro la Juventus. Nella borsa da gioco la serie di campionati vinti, da protagonista, con la formazione lariana.

Va beh, le ‘bandiere’ non saranno più di moda ma qui non si può fare diversamente.

"Sono arrivato a Como sette anni fa con la città, non solo con i tifosi, si è subito creato un legame fortissimo – conferma Alessandro in procinto di volare con la squadra a Cagliari – per me è motivo di grande orgoglio condividere tanto affetto, in campo do sempre il massimo appena indosso questa maglia se possibile anche di più".

La serie A, il sogno di ogni calciatore, tantissimi i chiamati pochissimi gli eletti, lei è tra questi: se glielo avessero detto quando sedicenne esordì in Jesina-Civitanovese?

"Fino a qualche anno fa era un sogno lontanissimo, crescendo è diventato un obiettivo, adesso è una bellissima realtà dove dovrò impegnarmi al massimo per dimostrare di poterci convivere".

Lunedì scorso, posticipo della prima di campionato, Alessandro Gabrielloni, noto tifoso bianconero, entra allo Stadium, non per vederla, la Juventus, ma per giocarci contro. Strana la vita, eh?

"Tifoso juventino, certo, ora un po’ meno! – ride – forse non ci aspettavamo questa differenza di valori, il 3 a 0 fa male ma ci sta, è stato come pagare lo scotto del noviziato".

Ricorda il momento del suo ingresso in campo, quando l’allenatore le ha detto di togliersi la tuta?

"Sapevo che sarei entrato, eravamo sullo 0 – 2 partita già indirizzata, ho cercato di dare il mio contributo, come sempre … Se tremavano le gambe? No, un minimo di emozione poi mi sono detto diamoci da fare, è il mio lavoro".

A quando nell’undici titolare? "Non lo so, spero presto per me, non ci sono problemi, so di avere compagni di reparto molto bravi, aspetto il mio momento, quando il mister vorrà io sono pronto. Come sempre".

Vedendola calpestare lo Stadium Tommaso, suo fratello maggiore, discreto calciatore (di lui Alessandro ha sempre esaltato la visione di gioco) avrà provato un minimo di invidia.

"Per la nostra famiglia la partita della Juventus è da sempre un evento particolare, a casa siamo tutti juventini … e mica lo so (ride) se lunedì facevano il tifo per me o per la Juve!".

g. a.