
di Giuseppe Poli
Non se l’aspettava davvero di conquistare il primo posto a Venezia alla decima edizione del premio Impresa Ambiente. Salita sul palco a testimoniare la sua realtà nata nel 2019, ha tradito l’emozione ma anche mostrato tutta la gioia. Nata a Genova e anconetana d’adozione da tanti anni, Gaia Segattini è un’imprenditrice ma prima ancora fashion designer, blogger e consulente. E’ stata art director della manifestazione Weekendoit. Nel 2019 ha intrapreso un’attività digitale che porta il suo nome e che produce e commercializza direttamente, solo online, capi di maglieria sostenibile made in Marche, realizzati con filati di qualità provenienti da giacenze produttive o rigenerati. Nei giorni scorsi ha conquistato il primo premio nella categoria miglior gestione sviluppo sostenibile micro-piccole imprese.
Gaia Segattini, se lo aspettava, questo premio?
"Assolutamente no. Eravamo a Venezia perché finalisti, ma non mi aspettavo di vincere. Miravo alla menzione d’onore. Quando mi hanno detto che avevo vinto ero stravolta, mi veniva da piangere, per fortuna mi ero preparata il discorso. E’ stato tutto molto bello, simbolico e commovente, anche per i ragazzi che lavorano con me. Produciamo tutto a Ostra, il mio socio è Giancarlo Torreggiani, e il fatto di aver riportato nel territorio che mi ha accolto questo premio è un modo per dare valore a questa accoglienza e al lavoro fatto così bene da chi mi circonda".
Ripensando a Weekendoit: cosa le ha portato in dote in questi ultimi anni?
"Tre cose importantissime. Un legame ancora maggiore con Ancona, una rete di artigiani e di creativi in tutta Italia che hanno partecipato a sei edizioni di Weekendoit e che sono rimasti come rete, e poi il fatto di avere la conferma che l’artigianato digitale, inteso come legame con il territorio, divulgazione di qualità, legame di community con il cliente e comunicazione digitale, rappresenta un modello contemporaneo, efficace e di valore che può essere strutturato anche a livello di micro e mini impresa".
La sua azienda sembra non aver affatto risentito del periodo del Covid.
"In realtà molte piccole aziende durante la pandemia sono esplose, specie quelle che avevano un forte legame di community con il pubblico e un prodotto efficace. Noi siamo cresciuti moltissimo, perché oltre alla nostra clientela precedente, molte persone hanno avuto il tempo di fermarsi e dare più valore al loro potere di acquisto. Cosa e da chi comprare è una scelta politica che a volte non facciamo solo per mancanza di tempo". Quali i mercati principali in cui è riuscita a imporsi?
"L’Italia ma anche l’Europa, il pubblico di expat, di italiani che lavorano all’estero, nelle multinazionali o nelle università. Abbiamo fatto degli eventi popup a Tokyo e abbiamo alcuni fedelissimi clienti in Australia e Stati Uniti".
Più difficile realizzare tutto questo essendo donna?
"No. C’è più difficoltà a livello internazionale, come rappresentazione, nel senso che tutto quello che viene fatto da una donna viene in qualche modo sottovalutato. Però il fatto di essere donna di provincia che utilizzi Instagram come principale mezzo di comunicazione, non essendo io giovanissima, a volte ti imprigiona in una bolla autoreferenziale. Proprio per questo il fatto di aver vinto un premio istituzionale è stato importante, perché conferma la validità del nostro modello al di fuori di questa bolla".