Giuseppe Lenoci morto per lo stage, i familiari: "Non doveva stare nel furgone"

Angela Lenoci: "Una tragedia che si poteva evitare, il ministero rifletta, si faccia chiarezza". La madre: "Era la luce dei nostri occhi"

I genitori di Giuseppe Lenoci (nel riquadro), distrutti dal dolore

I genitori di Giuseppe Lenoci (nel riquadro), distrutti dal dolore

Ancona, 16 febbraio 2022 - "Era la luce dei nostri occhi, come faremo senza di lui". Sono le poche parole che è riuscita pronunciare Francesca Crudele, la mamma di Giuseppe, il 16enne di Monte Urano morto in un incidente stradale mentre stava effettuando uno stage lavorativo in un’azienda termoidraulica di Fermo. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio stradale.

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La donna, che insieme al marito Sabino Lenoci, ha raggiunto la casa del commiato di Jesi dove si trova il figlio in attesa del rientro della salma, è devastata dal dolore: "Non ci sono, parole ma solo tanta disperazione. Non lo dico perché era mio figlio, ma era davvero speciale, un ragazzo dal cuore buono".

Del caso giudiziario al momento non vuole parlare: "Ci penserà il nostro avvocato, ma è l’ultimo dei miei pensieri". Molto più critica invece la zia di Giuseppe, Angela Lenoci, che parla di tragedia assurda: "È una tragedia che si poteva sicuramente evitare e il ragazzo non meritava quella fine. Giuseppe andava in quella scuola con amore, gli piaceva. La prossima settimana avrebbe dovuto essere l’ultimo stage e si sarebbe diplomato a giugno. Il ministero del lavoro deve farsi un esame di coscienza perché l’alternanza scuola-lavoro va affrontata con una certa consapevolezza. Spero che si faccia chiarezza. Mio nipote non tornerà più, ma bisogna fare chiarezza".

Letteralmente distrutto anche il cugino Alessandro Feroce, che gli aveva trasmesso la passione per il calcio e per la Juventus: "Mi mancherà tutto di Giuseppe. Come scherzavamo, il fatto che mi considerava il suo idolo. Appena il giorno prima di morire avevamo coronato il sogno di giocare una partita ufficiale insieme nonostante la differenza di età. Io gioco con il Campiglione Monte Urano, in terza categoria, lui invece militava ancora negli allievi. Il mister lo aveva visto giocare e, colpito dalle sue doti, mi aveva chiesto di portarlo in prima squadra. Quando gliel’ho comunicato era contentissimo. L’ultima volta che l’ho visto è stato proprio domenica quando nel pomeriggio abbiamo giocato a Monte San Martino. In campo era una persona di cuore e così anche nella vita quotidiana".

La nonna paterna Anna Lenoci parla del nipote come un angelo: "Era dolce, un angelo e gli piaceva tanto la strada professionale che stava percorrendo, anche se io non ero d’accordo. Non è giusto morire così". Lo zio Angelo Girardi, marito della sorella della madre, ancora non ci crede che possa essere accaduta una tragedia così terribile: "Venivamo spesso a trovare i nostri parenti nelle Marche, ma non pensavamo mai di doverlo fare in questa circostanza. Non mi sarei mai aspettato una notizia del genere e non voglio attribuire colpe a nessuno prima che si sappiano i reali motivi dell’incidente. Posso solo dire che mio nipote era un ragazzo senza grilli per la testa e che, a soli 16 anni, era già concentrato sul mondo del lavoro. Lo avevamo sentito nei giorni scorsi ed era contentissimo dello stage".