"Giustizia è fatta, ma non ci fermeremo qui"

I familiari delle vittime commentano così la conferma delle condanne. A Roma per la sentenza anche le amiche di Benedetta Vitali

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di Marina Verdenelli

"Un altro passettino verso l’obiettivo finale lo abbiamo fatto, quello di avere giustizia per chi non c’è più. E’ importante che venissero confermate le condanne nonostante le pressioni degli avvocati delle difese degli imputati a far cadere l’associazione a delinquere. Questo ha lasciato poco spazio, le evidenze erano note. Io sono soddisfatto".

Era già in viaggio per tornare a Fano Francesco Vitali, fratello di Benedetta, una delle sei vittime della discoteca di Corinaldo, quando gli è arrivata via telefono la notizia delle conferme di condanna per la banda dello spray. Ieri mattina è partito alle 5 per raggiungere Roma e la Corte di Cassazione dove si è discusso l’ultimo grado di giudizio a carico dei sei ragazzi della Bassa Modenese, accusati di essere la banda dello spray che ha provocato la strage di Corinaldo.

Con lui c’erano anche le amiche della sorella, le stesse che il 18 novembre scorso hanno voluto partecipare, al tribunale di Ancona, alla prima udienza del filone amministrativo, l’altro processo in corso che dovrà stabilire se ci sono state responsabilità da parte della commissione che ha rilasciato i permessi per pubblico spettacolo e da parte di chi doveva verificare la sicurezza del locale.

Hanno accennato un sorriso nel sentire che la Cassazione ha confermato condanne e responsabilità per la banda. Benedetta, Beba come la chiamavano loro, non l’hanno dimenticata e andare a Roma è stato un gesto per dimostrarlo.

"La conferma della Cassazione – ha aggiunto Francesco Vitali – è una ragione per andare avanti, per far sì che non ci siano mai più altre Corinaldo e che a nessuno accada quello che è successo a mia sorella e alle altre vittime della Lanterna. Per noi è importante avere giustizia, esigere giustizia, non riavremo i nostri cari ma almeno certe cose non accadranno più. Il nostro compito è non far dimenticare, solo così certi eventi non accadranno di nuovo".

Le amiche di Benedetta ieri erano senza la maglietta che avevano fatto stampare a novembre, per ricordarla, in occasione dell’avvio del processo amministrativo. L’avevano portata fuori da palazzo di giustizia ad Ancona.

Entrando in tribunale però poi non gli era stato concesso portarle in aula. A Roma ieri c’era anche il papà di Mattia Orlandi. Anche la Regione è stata presente, con gli avvocati Massimiliano Belli e Gaetano Insolera. E’ stata parte civile nel processo, al pari delle vittime, per danno patrimoniale. Quella notte ci fu un grosso dispiego di soccorritori, con ambulanze, vigili del fuoco e un duro lavoro negli ospedali per gli oltre 200 feriti.