I tecnici dell’Adsp dovranno lavorare parecchio per soddisfare la raffica di prescrizioni tecniche per modellare il futuro Piano regolatore portuale di Ancona arrivate dall’Arpa Marche. L’Agenzia regionale per l’ambiente ha presentato le sue osservazioni in ritardo, il 19 maggio (Regione e Ministero della Difesa e della Marina Militare addirittura il 20, oltre la scadenza, poi posticipata saggiamente dall’Autorità portuale a fine maggio) preparando un plico di 9 pagine dense di chiarimenti. In uno dei passaggi delle premesse generali il direttore tecnico scientifico, Sergio Ceradini, vidima un concetto-chiave: "L’autorità proponente (l’Adsp, ndr), nel Rapporto Ambientale dovrà provvedere a definire qualitativamente e quantitativamente gli impatti ambientali significativi prodotti dalla realizzazione delle azioni di Piano nei differenti macroambiti: energia e adattamento ai cambiamenti climatici, aria, rumore, acque interne superficiali, sotterranee e acque marino costiere, suolo e sottosuolo, natura e biodiversità, beni culturali e paesaggio, popolazione e salute umana, traffici e fattori di rischio. Insomma, una serie di analisi molto complesse che l’Arpam snocciola in maniera approfondita punto per punto.
Le macro-aree di competenza dovranno cancellare tutte le interferenze possibili sotto il profilo ambientale, dalla qualità delle acque e dell’ambiente marino costiero all’idrodinamica portuale fino alla balneazione. Attenzione viene chiesta su idrogeologia e circolazione idrica, qualità dell’aria, clima acustico e sulla biodiversità: impatti sul fondale, sulla biodiversità a terra, flora, fauna, ecosistemi terrestri. Riassumendo, le valutazioni del rischio: idraulico, problematiche geologiche e geotecniche, rischio sismico e idrogeologico. Infine la delicata gestione dei sedimenti portuali derivanti dagli escavi programmati.