Grotte di Frasassi, ipotesi chiusura tre mesi l’anno

Verso il cambio di status per evitare contenziosi con il personale e fare quadrare i conti. Potrebbero non essere visitabili da gennaio a marzo

Folla di turisti alle grotte di Frasassi

Folla di turisti alle grotte di Frasassi

Genga (Ancona), 10 ottobre 2018 - Le grotte di Frasassi pronte a trasformarsi in attività stagionale, correndo però il serio rischio di chiudere al pubblico settanta giorni annui consecutivi, da gennaio a marzo, in luogo degli abituali venti di fermo biologico invernale. E’ il bivio che intende affrontare il Consorzio Frasassi, da sempre ente gestore del tesoro ipogeo, per mettere in sicurezza i conti e migliorare la gestione del personale, anche a costo di una fruizione part time dello spettacolare complesso sotterraneo.

Qualora si raggiungesse l’intesa con i sindacati, e passasse la linea della mutazione genetica, stalattiti e stalagmiti di uno dei siti speleologici più importanti al mondo verranno di fatto giuridicamente omologate a uno stabilimento balneare, o alla gestione di uno chalet estivo. Ciò significa che entrerebbe in ballo il regolamento dedicato alle attività temporanee, secondo il quale, come recita l’articolo 56 del contratto nazionale del settore, sono obbligatori «periodi di interruzione della prestazione non inferiori a 70 giorni continuativi o a 120 non continuativi».

La partita, dunque, si gioca tutta sull’interpretazione del documento, per capire se il riferimento allo stop obbligato valga soltanto per i lavoratori o invece richieda il blocco dell’accessibilità dell’intera struttura, sia essa uno chalet invernale, un bar estivo lungomare o una grotta turistica.

«Non so come andrà a finire la trattativa con le parti sociali - commenta il sindaco di Genga, Giuseppe Medardoni - ma l’eventuale stop di due mesi e mezzo non sarebbe una catastrofe. A gennaio c’è il fermo biologico, a febbraio spesso neve e maltempo riducono sensibilmente gli ingressi, come pure nella prima parte di marzo».

A motivare la scelta su cui si sta indirizzando il consiglio di amministrazione ci sarebbero anche le questioni legate alla gestione del personale, quella presente e soprattutto quella futura. In caso di passaggio all’attività stagionale si godrebbe, infatti, di una maggiore flessibilità sull’utilizzo dei dipendenti, quasi tutti a tempo determinato, in particolare nelle festività, evitando il rischio di contenziosi.

«Come sindacato abbiamo già richiesto - evidenzia Rossano Moscatelli, segretario regionale della Uil-Fpl - un confronto con il Consorzio per cercare di raggiungere un’intesa. Lo stop di 70 giorni per lavoratori e complesso ipogeo? Parliamone, e vediamo cosa si può fare, comunque restando sempre all’interno del recinto delle norme».

Intanto, il consorzio ha bloccato l’iter per il passaggio da ente pubblico a ente economico, trasformazione che avrebbe previsto la possibilità di aprire al contributo diretto e alla compartecipazione dei privati. Una svolta a suo modo storica, quella della ‘destatalizzazione’ della meraviglia ipogea al momento congelata, ma su cui non è escluso che venga di nuovo aperta una riflessione in seno ai gestori, chiamati a fare i conti con la scia negativa del sisma.

Fino ad agosto 2018, infatti, gli ingressi complessivi fanno segnare una crescita di circa il 12 per cento rispetto al 2017, anno peggiore del millennio proprio per la fuga dei turisti alle prese con la psicosi da terremoto. Quanto, invece, al paragone col 2016, sono quasi 50mila le presenze in meno, ovvero circa il 30 per cento, segno evidente di come la strada resti in salita per recuperare l’appeal perduto o quanto meno offuscato dalle scosse.

Frasassi, comunque, ci prova internazionalizzando il suo marchio anche attraverso la kermesse al via sabato, e che per una settimana porterà sul territorio esponenti di ventuno nazioni diverse in rappresentanza delle principali grotte turistiche del mondo per l’appuntamento dell’Isca (International show cave association), con il congresso che ogni quattro anni si tiene in una sede diversa.