"Malato Hiv di Ancona contagiò e uccise la compagna". Accuse confermate

Chiuse le indagini per l'untore Claudio Pinti

Ancona: Claudio Pinti, il malato di Hiv accusato di aver contagiato diverse persone

Ancona: Claudio Pinti, il malato di Hiv accusato di aver contagiato diverse persone

Ancona, 1 novembre 2018 - Untore dell’Hiv, si va verso la richiesta di rinvio a giudizio. La Procura ha chiuso le indagini su Claudio Pinti, il 35enne autotrasportatore, di Montecarotto, arrestato il 12 giugno dalla squadra mobile dopo la denuncia della ex fidanzata alla quale ha trasmesso il virus con rapporti sessuali non protetti e nascondendole che era sieropositivo.

La notifica della conclusione delle indagini preliminari è del 20 ottobre scorso, solo quattro giorni dopo l’incidente probatorio sulle perizie di due medici disposte dal gip Carlo Cimini e che hanno rilevato che è stato l’autotrasportatore a trasmettere l’Hiv prima alla ex compagna deceduta il 24 giugno 2017, Giovanna Gorini, e poi all’ex fidanzata Romina con la quale aveva iniziato una relazione a gennaio 2018.

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Le accuse contestate dai pm Marco Pucilli e Irene Bilotta a Pinti sono omicidio volontario aggravato, relativo alla morte della Gorini, deceduta per una patologia legata all’Hiv, che avrebbe indotto e convinto a non curarsi, e lesioni personali gravissime nei confronti della ex fidanzata che ha scoperto di aver contratto l’Hiv nel mese di maggio. La difesa del 35enne, rappresentata dagli avvocati Alessandra Tatò e Andrea Tassi, potrebbe chiedere l’interrogatorio per l’indagato, prima che venga fissata la data dell’udienza preliminare (probabilmente entro dicembre) e quindi anche la decisione sul rinvio a giudizio o meno di Pinti.

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Per il 35enne sarebbe il primo confronto con il gip visto che dopo l’arresto, nell’interrogatorio di garanzia, si era avvalso della facoltà di non rispondere. La chiusura delle indagini preliminari è stata richiesta anche se ancora mancano i risultati della perizia informatica delegata dalla Procura all’analista forense Luca Russo e relativa al computer dell’indagato e al cellulare. Accertamenti che servono per individuare le presunte vittime del 35enne che, confidandosi con la ex fidanzata Romina aveva sostenuto di essere stato con almeno 200 donne. La difesa, dopo l’incidente probatorio, aveva chiesto una integrazione della documentazione presentata dai due medici, l’infettivologa Cristina Mussini, del policlinico di Modena e la virologa dell’università di Tor Vergata Francesca Checcherini Silberstein, le due esperte che hanno dimostrato che il virus preso dalla Gorini e da Romina è stato contratto dallo stesso ceppo di trasmissione che corrisponde a quello di Pinti.

La documentazione depositata però non convince i legali che potrebbero chiedere l’annullamento della perizia. Intanto l’autotrasportatore è ancora in carcere, a Rebibbia, in una apposta sezione per detenuti affetti da Hiv. Su di lui non è stata mai accolta la richiesta di scarcerazione, avanzata sempre dai legali della difesa, nonostante la malattia. Le parti offese sono rappresentate dagli avvocati Cristina Bolognini ed Elena Martini per la sorella e la mamma di Gorini e dall’avvocato Alessandro Scaloni per l’ex fidanzata Romina.