I bimbi con una rosa bianca "Ciao Mattia, sei in mezzo a noi"

L’abbraccio della mamma al feretro del piccolo ucciso dall’alluvione

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di Giacomo Giampieri

I bambini sono tra i primi ad arrivare alla Chiesa di Santa Maria Assunta di Barbara. Sguardi svuotati, gocce che solcano quei visi puri, la tristezza nel cuore. Uno dietro l’altro, in fila indiana. Con in mano una rosa bianca, imboccano le scale che portano al sagrato per salutare una volta ancora quel compagno di classe, di giochi, quell’amico che adoravano. Perché era la dolcezza fatta a persona. Magari non avranno ancora realizzato del tutto che non c’è più. Ma la loro presenza, nel giorno del dolore, è una boccata di vita dinanzi alla tragedia della morte. Il feretro di Mattia, il bimbo di otto anni ucciso dall’alluvione, arriva poco dopo le 14.30. C’è un silenzio che strazia ad attenderlo. Il piazzale della chiesa si inizia a gremire, una folla composta e rispettosa si commuove. Prega. Dietro il piccolo, mamma Silvia Mereu e papà Tiziano Luconi, i nonni, gli zii, gli altri parenti. La madre si avvicina al feretro, lo abbraccia e lo stringe a sé. Non vuole lasciarlo andar via. Non lo molla un centimetro. Passo dopo passo, lo segue per l’ultimo viaggio. Poco più in là Tiziano. Travolto dall’affetto degli amici e di chi l’ha conosciuto in questi giorni. Guarda la bara di Mattia e gli manda un bacio.

Mattia è vestito di bianco, attorniato da ghirlande e fiori bianchi. C’è anche il suo peluche celeste ad accompagnarlo nell’ultimo viaggio. Quando fa capolino nella navata centrale, ormai a ridosso della funzione, la pioggia inizia a ticchettare sui presenti fuori: non può essere una coincidenza. "Anche il cielo piange per lui", sussurrano.

Don Paolo Montesi, anche a nome del vescovo Francesco Manenti e dei sacerdoti della Diocesi di Senigallia, apre la celebrazione: "Non avremmo mai voluto essere qui per vivere questi drammi che fanno parte dell’esistenza dell’uomo. Chiediamo al Signore di vivere con un cuore solo e un’anima sola attorno ai famigliari questa liturgia che celebriamo insieme perché Dio ci aiuti a continuare a vivere con intensità la nostra esistenza terrena". Si ferma, riparte. "Mattia è in mezzo a noi. Vi chiedo di porre un presupposto a queste mie parole e di aiutarmi. Di aiutarci gli uni con gli altri a credere che la vita è una. Dal primo istante del nostro concepimento – si blocca per una lunga pausa – fino al nostro ritorno cielo. Sono due nascite. Quella sulla terra e quella che noi chiamiamo morte. Unica è la vita. Perché se separiamo queste due fasi non comprendiamo e non capiamo più, il momento della morte. Un passaggio doloroso". Il prete confessa le voci di alcuni fedeli: "Mi dicono, in questi giorni: ‘Don Paolo, non riesco a capire il Signore. Non posso credere che esista quando succedono queste cose’. La risposta è nella Bibbia, nel Libro di Giobbe, che ci aiuta ad interpretare la vita. Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo agli altri, come è Mattia oggi per noi. E disse: ’Guardate il bambino, se non vi convertite e non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli’. Possiamo farlo tutti, per capire". E si rivolge a Mattia: "Insegnaci a vivere la gioia. Quella gioia che tu vivevi quando papà ti portava con la lambretta su in paese e sentivi brezza che ti accarezzava le guance. Aiutaci a vivere l’accoglienza senza distinzioni perché tu, quando ti fermavi con lo scooter e papà ti diceva di salutare, facevi ciao con la manina a tutti. Aiutaci a vivere con amore l’esistenza, senza distinzioni, come invece facciamo noi, tra abili e disabili, buoni e cattivi. Tutto ciò che rimarrà è soltanto l’amore, il resto cadrà tutto. Aiutaci a vivere lo stupore con cui guardavi le candele accese in chiesa. Un po’ ne accendevi, le altre le gettavi a terra. E perdonami se le prime volte ti guardavo un po’ accigliato. Ti chiedo scusa, perché noi potessimo recuperare lo stupore della vita e non dare tutto per scontato". La commozione di don Paolo: "Per essere grandi in cielo, sulla terra bisogna farsi piccoli come questo bambino: Mattia".

Mamma Silvia è inconsolabile, papà Tiziano lacerato dal dolore. Il loro cucciolo è lì. Per un’ultima volta. Circondato dall’affetto di tutti. Gli amichetti, i bambini lanciano palloncini bianchi nel cielo. Il sole, puntuale, fa capolino tra le nubi e scaccia la pioggia. La luce segna gli sguardi cupi. "Ciao, Matty". Un lungo applauso. E poi silenzio, irreale.