
Ieri Portonovo era come in autunno. Cielo coperto, mare calmissimo e nessuno sulla spiaggia. Unico punto vivace lo spazio dinnanzi alla Cooperativa Pescatori dove già da metà mattina si erano radunate diverse persone in attesa che Massimo Mengarelli, il decano tra i tre pescatori di moscioli attivi nella baia, rientrasse con la sua barca per il primo giorno di pesca del mosciolo selvatico di Portonovo. Il telefono della Cooperativa ha squillato per tutta la mattina e la richiesta era una sola: "Ci sono i moscioli?" I primi cinque chili sono andati al bar anconetano JM, di via San Martino, e nella fila, che si era creata fuori della rivendita al pubblico, anche un signore di Perugia, venuto appositamente per acquistarli. "Abbiamo già avvistato il grossista che di solito distribuisce i moscioli alle pescherie - ha detto Luca Lo Nardo della Cooperativa - che oggi li lasciamo solo per i ristoranti della zona e per le persone che verranno a comprarli, poi in futuro si vedrà". Lo Nardo ha evidenziato che le quantità saranno comunque inferiori rispetto agli altri anni e fare previsioni non è facile. Una conferma che viene anche dal pescatore: "Purtroppo non ho viso il seme e in questo periodo doveva già esserci. - ha detto Mengarelli appena sceso dalla barca - Per quest’anno ne avremo ancora, non sono tantissimi ma ci sono, però se qualcosa non cambia, la prossima stagione sarà difficile". La pesca di ieri è andata bene e Massimo d’ora in poi uscirà tutti i giorni salvo mare agitato. "Speriamo che la mareggiata di domani (oggi) con onde alte anche tre metri - ha proseguito - non strappi via i moscioli dallo scoglio. Sarebbe un ulteriore problema di quantità disponibile". Un problema che era emerso lo scorso anno quando a metà agosto, viste la scarsità di pescato, la Cooperativa decise di destinare la vendita ai solo cittadini, lasciando fuori i ristoranti che furono costretti a modificare i loro menù. Tra le cause evidenziate dagli studiosi della Politecnica l’innalzamento della temperatura, l’attività delle vongolare con le turbossoffianti, l’eccessiva antropizzazione della costa e la scarsità di acqua fluviale che si riversa in mare. Accanto a tutto questo anche la pesca selvaggia del mosciolo ad opera soprattutto di pescatori che non sono della Cooperativa, che li pescano ovunque, anche in zone non soggette al controllo sanitario dell’Asl e senza limiti quantitativi. Forte è la preoccupazione della Condotta Slow Food di Ancona e Conero, che attraverso il responsabile del presidio del mosciolo selvatico, Roberto Rubegni, ribadisce che: "il mosciolo è in pericolo di sopravvivenza. I problemi sono seri, per cui occorre prestare la massima attenzione al futuro del presidio. Tra le cause i cambiamenti del clima e lo sfruttamento selvaggio da parte di chi non è autorizzato e non lo fa per lavoro. La pesca non professionale che da amatoriale, quando eccessiva, diventa una causa per la scomparsa del mitilo." Slow Food ripropone come soluzione l’istituzione dell’Area Marina protetta, "unica in grado di riportare equilibrio ambientale e con esso la sopravvivenza del mosciolo selvatico". "Questo argomento e le cause che lo stanno mettendo a rischio sono talmente importanti per SF - sottolinea Rubegni - che saranno il tema di un convegno scientifico che si svolgerà il 2 giugno a Genova nell’ambito dell’edizione di Slow Fish". La Condotta propone anche di valutare azioni concrete di salvaguardia, concordate con la Cooperativa di Portonovo, che è l’unica autorizzata a pescare il mosciolo selvatico. Molto amato dagli anconetani che da ieri hanno iniziato a gustarselo nei ristoranti della baia come ci ha confermato Simone Baleani, chef del Molo: "Siamo in attesa, molto emozionati perché ogni ripartenza ci tocca nel profondo e l’economia di mare di Portonovo poggia sul mosciolo selvatico e sempre da li si riparte".
Claudio Desideri