I nostri figli, la storia della famiglia Calì

Ha adottato i figli della cugina, Marianna Manduca, assassinata dall'ex marito nel 2007 in Sicilia

Carmelo Calì

Carmelo Calì

Senigallia (Ancona), 7 dicembre 2018 - La storia tragica della loro mamma ha ispirato addirittura un film, I nostri figli, trasmesso ieri sera su Rai 1. Marianna Manduca, questo il nome della donna, venne assassinata dall’ex marito nel 2007 a Palagonia, nel Catanese. I suoi tre ragazzi sono stati adottati da suo cugino come dei figli.  Carmelo Calì, come è maturata questa scelta? «Carmelo, 17 anni, Salvatore, 16, e Stefano, 14, sono con noi da undici anni, ma solo nel 2015 abbiamo ottenuto l’adozione. Oggi, nonostante le difficoltà rifarei la stessa scelta. Quando mia madre mi ha informato di quello che era accaduto, mi sono detto: ‘Che fine faranno i ragazzi?’. Subito mia moglie ha risposto: ‘Prendiamoli noi’».  Le difficoltà a cui accenna sono soprattutto economiche, vero?  «Esattamente, perché gli aiuti morali ci sono, spesso sono quelli economici che mancano. Anche se a noi il Comune è stato vicino».  Quali sono le rinunce che avete dovuto affrontare?  «I vestiti li compri, quando li puoi comprare, cerchi di andare avanti con un budget di 50 euro al giorno che significa fare la spesa dove ci sono le offerte. Ma quello che è più complesso è riuscire a fare capire ai ragazzi sia che hanno tutto l’indispensabile, sia il valore dei soldi». 

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Lei ha vinto la battaglia contro lo Stato e con il risarcimento è riuscito a garantire un futuro ai suoi giovani.  «Si, ci è stato riconosciuto un risarcimento che è stato pagato. Si tratta di circa 259 mila vincolati per il loro futuro».  Lei e sua moglie eravate già genitori di altri due figli, come hanno accolto i cugini?  «Matteo ha 16 anni, allora ne aveva cinque, all’inizio era contento, poi ha sofferto un po’ il fatto di dover dividere la sua famiglia. Samuele invece aveva otto mesi, non ha notato differenze».  Dopo il film sulla vostra storia avete aperto un’associazione.  «Ci siamo dati molto da fare, in due mesi abbiamo avviato InsiemeperMarianna, ci sono già in piedi dei progetti con alcune scuole di Palagonia e Senigallia. Cerchiamo di fare prevenzione, di fare capire cos’è la violenza».  Oggi come sono i ragazzi? «Sono felici. Sono cresciuti e la cosa importante è che da sempre sanno che non sono soli. Quando c’è un femminicidio, si parla sempre della mancanza della mamma, ma anche quella del papà viene di colpo a mancare: un vuoto tremendo che va colmato e noi siamo l’esempio che si può fare».