I pesci nell’Esino sono sempre di meno

"I dati del censimento confermano il peggioramento in quantità e anche in valore ecologico". L’allarme della Riserva Ripa Bianca.

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di Sara Ferreri

Il Fiume Esino è rimasto praticamente senza pesci. Nei giorni scorsi il censimento a cura dell’oasi Wwf Ripa Bianca, cui seguiranno entro settembre quelle dell’Arpam ha dato dei primi risultati a dir poco sconfortanti. "Abbiamo prelevato appena 95 pesci quando in un fiume in salute dovrebbero essere tra i mille e i mille e cinquecento", ha commentato il dottor Andrea de Paoli presente mercoledì con il suo staff. "Da tre anni – spiega il direttore della riserva naturale ripa Bianca David Belfiori – realizziamo un censimento della popolazione di pesci presente nel tratto di Esino al suo interno, nell’ambito delle attività periodiche di monitoraggio dell’area protetta e del sito Natura 2000. I dati ufficiali non ci sono ancora ma anche quest’anno è emerso un quadro molto critico per la rarefazione di pesci in generale, per la completa alterazione delle strutture di popolazione di cavedano e barbo".

Semplificando: "La quantità di pesce riscontrata è molto poca e di scarso valore ecologico, con un netto peggioramento rispetto ai risultati riscontrati nel precedente censimento". I prelievi sono stati effettuati a valle della riserva naturale oasi Ripa Bianca e Natura 2000, sotto il ponte della Barchetta. Ma rilievi sono stati effettuati anche in altri tratti. A settembre l’Arpam effettuerà altre analisi e poi tra settembre e ottobre si avrà una relazione completa. "Ma già le prime indicazioni – rimarca il direttore della riserva naturale – confermano la grave carenza di pesci sia in quantità che in numero di specie".

Due anni fa, quando è partito il censimento, in una stazione di censimento la densità numerica era diminuita di oltre 40 volte rispetto all’indagine di dieci anni prima (2007). Erano presenti anche patologie (ulcere batteriche) su di un congruo numero di individui, in particolare cavedani. Si tratta di patologie che sono solitamente associate a scarichi organici non depurati o parzialmente depurati. Per sondare le cause la Riserva ha inviato una lettera alla Regione Marche, Polizia Provinciale, carabinieri Forestali e Arpam per ricevere dati aggiornati su tutto il fiume Esino relativi alle indagini delle comunità di pesci, qualità delle acque e potenziali fonti di inquinamento presenti e di effettuare ulteriori censimenti ittici al di fuori del territorio della Riserva. I pesci vengono catturati utilizzando un elettrostorditore a batteria e rilasciati non appena si riprendono.

"Dopo il secondo anno di indagine – rimarca Belfiori –, avevo concluso che le specie indigene come barbo e cavedano compiono, probabilmente a monte della Riserva, l’evento riproduttivo in maniera efficace. Ciò è testimoniato dal fatto che sia nel 2018 sia soprattutto nel 2019 era presente e abbondante la cosiddetta classe 0+ di queste specie. Questi piccoli pesci poi andrebbero incontro ad una mortalità pressochè totale nel corso dell’anno dal momento che gli anni seguenti non si ritrovano le coorti corrispondenti. Inoltre, i grandissimi esemplari catturati erano stranamente tutti localizzati nelle aree marginali del corso d’acqua come rami secondari o comunque zone ai margini del filone centrale. Queste due cose messe insieme mi hanno fatto ipotizzare come sull’Esino si verifichino episodi di inquinamento acuto ma frequenti e ripetuti nel tempo (almeno 1 o 2 volte all’anno). Tali episodi passerebbero inosservati proprio per la taglia molto piccola delle classi 0+".