I racconti anconetani del prof Orlandi: "Una città che ho amato alla follìa"

È senza dubbio uno degli insegnanti più conosciuti di Ancona: il prof Luciano Orlandi ha f...

I racconti anconetani del prof Orlandi: "Una città che ho amato alla follìa"

I racconti anconetani del prof Orlandi: "Una città che ho amato alla follìa"

È senza dubbio uno degli insegnanti più conosciuti di Ancona: il prof Luciano Orlandi ha fatto lezione a generazioni di anconetani. È stato una colonna dell’istituto tecnico Benincasa, dopo essere passato dal liceo Savoia e dalle medie Leopardi, quando ancora, là di fronte, c’era il Palazzetto dello sport ("che peccato che il Palveneto sia ridotto così"). Che tempi, con Luciano sui i fischi delle scarpe che sgommavano sul pavimento della palestra. Orlandi ha presentato il suo ultimo libro, ´Racconti anconetani´ (edito dal Consiglio regionale), qualche giorno fa, al Pincio: "Scrivo dei primi momenti vissuti nella città dove per la prima volta – racconta – sono arrivato a 16 anni per correre i 100 metri allo Stadio". Le vie, i monumenti, la vita degli anconetani, dall’animo chiuso ma poi – in fondo – buoni come un pezzo de pa’. E poi, chiaramente, lo Stadio e come sfondo "quella città dove il sole sorge e tramonta sul mare che io – prosegue l’ex docente – ho amato come una bella donna. Ci sono paesaggi e scorci che non posso dimenticare, così come le persone che ho avuto al mio fianco. Dai presidi La Guardia e Goffi al vicequestore Francesconi, passando per suor Maria Benvenuta, il frate grafologo Moretti, Raffaele Fogliardi, l’inventore dell’Endas ("prima società di atletica leggera tra le più forti d’Italia") e i dieci ragazzi della pizzeria del Pincio, con Pierino, Enzo, Roberta e Camilla. Due signore intriganti ed avvenenti – ricorda – che ho conosciuto durante il terremoto che ha sfibrato e svuotato Ancona". Il prof arrivava da un piccolo paesino, Mondolfo: "Qui ho vissuto per 40 anni nel capoluogo, questa città l’ho amata, mi ci sono trovato benissimo". Nel libro, storie di vita vissuta e qualche stoccata a chi considera la ginnastica una disciplina da bistrattare: "Sono a riposo da 20 anni, ma la situazione se non è uguale è peggiorata. Quando dicevo al preside che non si poteva fare una lezione normale con 50-60 alunni in palestra, mi rispondeva ´Lo capisco, fai ciò che puoi fare´. E in Svizzera invece c’erano piscine con campi di atletica e da calcio già allora". Orlandi, invece, doveva condividere le palestre: "Una questione economica, ma anche di programmazione. Tramite lo sport molte devianze potrebbero essere evitate: i ragazzi, le baby gang che fanno macello. Se avessero nella testa un po’ di sport e lo praticassero potrebbero rimettersi in carreggiata. Durante i miei 40 anni di servizio, non ricordo nulla di così grave e particolare. Oggi è diverso, è cambiato il mondo, la mentalità. Io e gli altri colleghi di allora siamo stati fortunati, abbiamo insegnato in un periodo in cui i ragazzi facevano ciò che gli dicevi. Ora è tutto più complicato, conta solo l’apparenza e le cose importanti, i valori veri sono passati di moda".

Nicolò Moricci