
Il bicentenario di Leone XII: "Io sua discendente e studiosa. Rifiutò quella carrozza lussuosa, assomigliava a Papa Francesco"
di Sara Ferreri
Ilaria Fiumi Sermattei, oltre ad esserne una grande studiosa lei è discendente di papa Leone XII...
"Sì, da parte del fratello maggiore di Annibale della Genga Filippo che sposò Marianna Sermattei di Assisi che ultima discendente chiese che il suo cognome passasse ai figli. Io sono nata a Milano, vivo a Roma dove insegno alla Pontificia Università Gregoriana ma mi sento molto marchigiana, terra dove sono spesso".
E ha contribuito alle celebrazioni che avverranno questa settimana, tra le più importanti dopo la sua morte...
"Ci stiamo lavorando da dieci anni proprio per prepararci a questa importante ricorrenza. C‘era stato un convegno a Fabriano in occasione del bicentenario dalla nascita del papa e nel 1923 c’era stata una qualche celebrazione a Fabriano. Alla basilica Papale di Santa Maria Maggiore, sarà eseguito per la prima volta a Roma il concerto per soli, coro e orchestra ‘Missa in honorem Leone Duodecimo’ composta nel 1821-1822 da Don Pedro d’Alcántara I’imperatore del Brasile a cui papa Leone XII aveva riconosciuto l’indipendenza". Cosa si sa delle origini di Annibale della Genga?
"Il padre Ilario morì poco prima della nascita del decimo fratello di Annibale. Lui era il sesto. La madre Maria Luisa Periberti era fabrianese ed originaria di Matelica. Lui trascorse la sua infanzia a Genga poi fu mandato al collegio Campana di Osimo e poi a Roma dove fu avviato alla carriera ecclesiastica e poi diplomatica. Fu mandato come nunzio pontificio nei paesi tedeschi. Era in Germania durante lo scoppio delle guerre Napoleoniche. Un periodo piuttosto duro che lui visse tra Colonia e Bresta e poi l’occupazione francese. Poi tornò nella sua Genga dove trascorse diversi anni fino al congresso di Vienna. Qui troviamo l’abbazia di Monticelli e il sentiero del Papa che qui sale dal centro storico".
Cosa l’ha più colpita nello studiare la sua figura?
"La vicenda della bellissima carrozza di papa Leone XII che fa bella mostra di sé ai musei vaticani. Carrozza che però lui non ha mai voluto non solo usare ma nemmeno vedere perché troppo lussuosa. L’avevano commissionata i cardinali nel 1883 ma lui non era d’accordo. Tuttavia non bloccò la commissione che impegnava diversi artigiani. Nel diario di un contemporaneo si racconta come il popolo lo aspettasse uscire con quella bellissima carrozza mentre lui si presentò con una qualsiasi carrozzella ordinaria tantochè il popolo, secondo quel racconto, non lo applaudì. Un atteggiamento difficile da comprendere per l’epoca perché molto avanti. Per questo aspetto questo pontefice somigliava a papa Francesco. Appena morì la carrozza fu messa in uso e il popolo lo apprezzò".
Un aspetto inedito di papa Leone?
"Abbiamo cercato in questo ultimo lavoro elaborato da studiosi internazionali e confluito in undici volumi di ricostruire una memoria che appariva torbida e tormentata. Si mettevano in dubbio anche le sue origini. Quando era in vita era il miglior papa poi appena morto si iniziò a parlarne male".
Di sicuro Genga e Fabriano conservano le tracce di un legame innegabile...
"Sì, ad esempio la strada di collegamento con Fabriano; il meraviglioso tempio neoclassico nella grotta di Frasassi (conosciuto come del Valadier, ndr) dono del Pontefice alla comunità di Genga. Tempio che su progetto di Pietro Ghinelli, l’architetto del teatro delle Muse e del foro Boario di Senigallia incarna la sintesi tra la perfezione geometrica del neoclassico e l’orrido e il sublime dell’età romantica".