Riduzione delle emissioni delle navi nell’atmosfera: oggi, sei anni dopo l’ultimo accordo, è prevista la firma condivisa sull’"Ancona Blue Agreement". Le istituzioni, dall’Autorità portuale all’amministrazione comunale, plaudono e annunciano quello che viene considerato un grande evento, ma in realtà i limiti tecnici dell’accordo sembrerebbero evidenti. Abbiamo letto e messo a confronto i due testi, quello siglato nel 2018 e quello che verrà firmato in calce dal presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Medio Adriatico, Vincenzo Garofalo, dal sindaco Daniele Silvetti e dai referenti di tutte le compagnie di navigazione che operano su Ancona. E ci siamo accorti che grosse e vincolanti novità non ci sono. La prima è di forma e vede la sottoscrizione da parte del Comune, attraverso il suo primo cittadino, cosa che non era avvenuta sei anni fa, ma è pur vero che, leggendo tra le righe del testo, non emerge alcun impegno, attivo e passivo, da parte dell’amministrazione. La presenza, tra le firme, di Daniele Silvetti sembra avere soltanto un valore formale e poco altro. C’è poi il nodo della tempistica dell’accordo e la durata dello stesso. Il documento del 2018, siglato a novembre, aveva una copertura di più di un anno e all’epoca anticipava la normativa comunitaria del 2020 che prevedeva l’uso di carburanti con presenza di zolfo allo 0,5, mentre l’accordo entrava subito in linea con le misure adesso in vigore, ossia con zolfo allo 0,1. L’accordo che oggi sarà reso operativo avrà una durata minima, appena sei mesi, dalla fine di ottobre 2024 all’aprile del 2025, il periodo di minor intensità del traffico navale, ossia con meno della metà delle partenze e degli arrivi rispetto ai mesi estivi.
L’accordo odierno segue la stessa normativa condivisa allora, entrata in vigore nel maggio scorso grazie a una specie di deroga per i porti del Mediterraneo, e che adesso verrà ratificata per tutti a maggio 2025. Negli accordi, materia più da addetti ai lavori, si parla di motori principali e motori ausiliari e della possibilità, su base volontaria, di utilizzare carburanti in regola, a meno che non ci siano navi dotate di scrubber: si tratta di un sistema di filtraggio delle sostanze inquinanti dai gas di scarico attraverso dei reagenti, disciolti in acqua o nebulizzati. Molto dipenderà anche dalla vetustà o meno delle stesse navi che toccano il nostro scalo e qui l’accordo non interviene in maniera diretta. Soprattutto ci sono alcuni dubbi che sorgono spontanei, a partire dall’impatto del ‘Blue Agreement’ visto che si parla sempre di base volontaria e non di vincolo o di obbligatorietà. Nell’accordo, infine, manca un riferimento chiaro alle sanzioni, con la possibilità di recedere in qualsiasi momento da parte delle compagnie di navigazione, e ai controlli.
p.cu.