’Il crogiuolo’ di Fabio Dini in scena alle Muse

Il direttore dello spettacolo svela i segreti dietro l’opera di Miller: "Abbiamo bisogno di costruirci un nemico per vivere nella paura"

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Quando una società cade nell’isteria collettiva "la delazione e la calunnia innescano un meccanismo incontrollabile di intolleranza e violenza". Il riferimento è all’America degli anni ‘50, quando la fobia del comunismo generò la ‘caccia alle streghe rosse’, leggi maccartismo. Ed è proprio alle streghe, quelle ‘vere’ di Salem, che Arthur Miller pensa nello scrivere ‘Il crogiuolo’, in scena da domani (ore 20.45, info 071 52525) a domenica alle Muse di Ancona.

Filippo Dini è regista e interprete di questo feroce atto d’accusa che si fa ‘classico’ proprio per la sua trasposizione temporale, dai ‘civili’ Stati Uniti del 1953 al Massachusetts del 1692. Sempre di qualcuno da mandare sul rogo (reale o metaforico) si tratta.

Dini, la forza del testo di Miller è che, per dirla con Primo Levi, ‘se è successo, vuol dire che può succedere ancora’?

"‘E’ un pericolo costantemente vivo, come abbiamo visto con la pandemia e la guerra. Sotto l’effetto del terrore si genera un’isteria che fa subito proseliti. Come tra i primi coloni degli Stati Uniti, che in condizioni climatiche impossibili, in mezzo agli attacchi degli indiani, si inventarono una forma di teocrazia che portò alla caccia alle streghe". Quelle a cui ci riporta Miller.

"Lui disse di aver scelto un periodo storico che non era il suo per dare universalità alla vicenda. Il pubblico non associava più il testo al maccartismo. ‘Il crogiuolo’ era diventato ‘solo’ il racconto di un’isteria collettiva. Però aggiunse che ormai, quando la commedia aveva successo in un certo Paese, lui ne deduceva che la situazione politica era o una dittatura che stava per cominciare o una dittatura che stava per finire".

E oggi? Ha citato pandemia e guerra.

"Oggi possiamo scegliere il nostro nemico, per poi considerarlo il Male. Il no vax è il Male per il pro vax, e viceversa. Putin è Satana. Per cui chiunque abbia l’ardire di sostenere che le cose sono sempre un po’ più complesse di come appaiono viene tacciato di filoputinisimo. Abbiamo bisogno di costruirci un nemico, per poi crogiolarci nella nostra paura".

Paura dell’Islam, ad esempio? In certi Paesi le donne sono perseguitate quasi fossero le streghe di un tempo.

"Siamo portati a odiare tutto quello che viene da Oriente. E lo stesso accade a ‘loro’. Siamo ancora chiusi in due blocchi. La realtà è che non sappiamo quasi niente di quella cultura. Noi siamo più evoluti? Noi che abbiamo creduto alle armi di distruzioni di massa in Iraq? Noi, uomini, che non sappiamo accettare una separazione e reagiamo con un femminicidio?". Raimondo Montesi