
Un 35enne tunisino, rinchiuso a Montacuto, a processo con l’aggravante dell’odio razziale. Un poliziotto: "Era pericoloso, girava con una lametta tra i denti per colpire i compagni di cella".
Non voleva condividere la cella con altri detenuti così si sarebbe barricato dentro per non fare entrare i compagni di stanza che avrebbe anche minacciato di morte dicendo: "Se ammazzo uno di voi cristiano mi guadagno il paradiso". Protagonista un detenuto che era recluso, all’epoca dei fatti, nel carcere di Montacuto. L’uomo, 35 anni, di origine tunisina, è stato denunciato per quelle frasi ed è finito a processo per minacce aggravate dall’odio razziale. Ieri si è aperto il dibattimento in tribunale, davanti alla giudice Antonella Passalacqua. L’imputato, difeso d’ufficio dall’avvocato Marco Fanciulli, era collegato con il carcere perché non è stato tradotto in tribunale. Sono stati sentiti i primi testimoni, due agenti della polizia penitenziaria che all’epoca dei fatti erano in servizio nel carcere anconetano. Un agente, intervenuto durante le minacce, ha raccontato come quel giorno, era il 12 giugno del 2019, era dovuto intervenire per problemi segnalati nella cella del detenuto imputato. "Era un soggetto pericoloso – ha detto il poliziotto – con problemi e parecchie relazioni a suo carico. Viaggiava spesso con lametta in bocca. Ci accorgevamo perché usando il metal detector suonava e poi lui la sputava via". Per ricostruire quanto sentito il giorno delle minacce è stato il pubblico ministero, in aula, a leggere la dichiarazione in sede di denuncia da parte del poliziotto che ieri non ricordava bene i fatti perché trascorsi cinque anni fa. Quella mattina erano le 11 e quattro detenuti non riuscivano ad entrare nella loro cella. C’era il tunisino che si rifiutava di farli passare. Il detenuto avrebbe iniziato ad insultarli dicendo loro che non li voleva in cella con lui. "Se ammazzo uno di voi cristiano mi guadagno il paradiso", ripeteva. E’ scoppiata una lite accesa sedata poi dall’arrivo della penitenziaria che ha allontanato il tunisino per far entrare il resto dei detenuti nella cella. L’imputato è stato portato in un’altra stanza per farlo calmare. Non sarebbe stata la prima volta di una reazione del genere nei confronti dei compagni di cella, di religione diversa dalla sua. Un secondo poliziotto, sempre sentito come testimone, ha confermato di aver sentito le minacce di morte. Nessuno dei quattro detenuti si è costituito parte civile. L’udienza è stata rinviata al 9 giugno per sentire i detenuti minacciati e per l’esame dell’imputato che nel frattempo ha cambiato carcere.