Il direttore di Marche Teatro: "Muse da vivere sempre e collaborazioni nazionali. Qui mi sento come a casa"

Intervista a Giuseppe Dipasquale ieri in visita alla redazione del Carlino "Per il Massimo Dorico penso a un caffè, a una libreria e a visite guidate. Il prossimo cartellone? Non di nicchia. Per altro c’è lo Sperimentale".

Il direttore di Marche Teatro: "Muse da vivere sempre e collaborazioni nazionali. Qui mi sento come a casa"

Intervista a Giuseppe Dipasquale ieri in visita alla redazione del Carlino "Per il Massimo Dorico penso a un caffè, a una libreria e a visite guidate. Il prossimo cartellone? Non di nicchia. Per altro c’è lo Sperimentale".

di Raimondo Montesi

Direttore Dipasquale, quali saranno le priorità che caratterizzeranno il suo incarico?

"La sfida è quella di puntare su un bene così prezioso come il Teatro delle Muse, che è stato molto ben conservato, ma che ora va fatto conoscere a livello nazionale. Anche grazie alle co-produzioni. Ho già delle idee al proposito, e ho individuato due o tre chicche che potranno accendere i riflettori sulle Muse. L’idea è far sì che si dica che ad Ancona si fanno cose che non si fanno altrove. Ho stabilito contatti con realtà come il Teatro di Roma, lo Stabile dell’Abruzzo e quello di Catania. Altri contatti riguardano Napoli e Trieste".

Il cartellone di un teatro pubblico come le Muse deve soddisfare i bisogni e i gusti di diversi tipi di pubblico. Qual è la sua stagione ‘ideale’?

"Un grande teatro ha bisogno di grandi titoli e grandi nomi. Io non prediligo cartelloni ‘di nicchia’. Bisogna essere aperti e attrattivi per il grande pubblico, ma questo non significa fare spettacoli di bassa qualità. Detto questo, c’è la possibilità di seguire una linea innovativa, d’avanguardia. Il Teatro Sperimentale potrà avere una sua autonomia rispetto alle Muse, con un secondo cartellone. C’è poi il festival Inteatro di Polverigi, che va rinnovato e rilanciato, senza perdere quello che si è fatto sinora".

Le Muse come spazio ‘aperto’, sempre più a disposizione dei cittadini?

"Bisogna far sì che, come in tutti i grandi teatri europei, il concetto di ‘ristoro’ sia un elemento aggiuntivo. Un teatro deve essere vissuto sempre, anche quando non ci sono spettacoli, dalla mattina alla sera. Penso a un caffè, a una libreria, alle visite guidate. Per il futuro penso a iniziative che coinvolgano figure attoriali. Il teatro va inteso come luogo multifunzionale, e direi anche multidisciplinare. In fondo, come accade dai tempi della Grecia antica, a teatro si vive un rito, un rito non sacro ma sociale, partecipativo".

Riguardo al ‘ricambio generazionale’ degli spettatori come intende agire?

"E’ fondamentale investire sui giovani, sulle forze del futuro. In tutti i modi possibili. Per i più piccoli c’è il Teatro del Canguro, che svolge una lodevole attività. Per quel che riguarda i ragazzi delle scuole superiori e delle università ci sono già dei progetti".

Non è facile gestire una struttura come il Teatro delle Muse a livello economico, date le sue dimensioni. Preoccupato?

"Da questo punto di vista serve un occhio molto attento. La situazione economica che ho trovato però è sana. Per il reperimento delle risorse, oltre ai soci e alle istituzioni pubbliche, bisogna puntare su sponsor privati, facendogli capire che la cultura ha un ritorno anche dal punto di vista economico".

Le Marche sono una terra di campanili, con città grandi e piccole fiere della propria identità. Teme difficoltà dello stabilire rapporti di collaborazione?

"Noi non ci precludiamo alcun tipo di collaborazione. Da parte mia c’è apertura totale. Di recente, ad esempio, ho avuto un incontro con il sindaco di Recanati".

Che impressione ha avuto di Ancona, in generale?

"Una città bellissima. Io sono siciliano, e arrivando qui ho avuto la sensazione di sentirmi un po’ a casa, come se fosse un luogo familiare. La sensazione è stata piacevolissima, per il clima umano, il tessuto sociale. Mi ha toccato in modo particolare il Conero, Portonovo, tanto che il prossimo anno voglio trovare una casetta per trascorrervi le vacanze con i miei figli".

Un luogo ‘familiare’. Sarà che Ancona è stata fondata dai siracusani...

"Sì, infatti penso a un gemellaggio ‘civico-culturale’ tra le due città. L’assessore alla cultura di Siracusa tra l’altro è un amico".