ILARIA TRADITI
Cronaca

Il grido delle aziende: "Basta contraffazione, l’illegalità ci costa 5 miliardi ogni anno"

Confcommercio e Guardia di finanza insieme nella tutela del made in Italy "Dati choc anche per la nostra regione, nona in Italia per l’export".

Il convegno promosso da Confcommercio Marche e dalla Guardia di Finanza

Il convegno promosso da Confcommercio Marche e dalla Guardia di Finanza

Made in Italy sotto scacco: è allarme contraffazione con un danno economico stimato in oltre 5 miliardi solo nella nostra regione. Un’analisi "choc" quella di Confcommercio e Guardia di Finanza che ieri durante il convegno "Le nuove dinamiche di mercato nella lotta alla contraffazione e nella tutela del Made in Italy" hanno snocciolato numeri e dati di questa emergenza nazionale. Qualche esempio? Un’impresa su sei è colpita da abusivismo e prodotti falsi e sono a rischio 276mila posti di lavoro a livello nazionale. Un’economia parallela che nel 2024 è costata alle imprese italiane la cifra monstre di 39,2 miliardi di euro. L’evento ha riunito istituzioni, forze dell’ordine e imprese per fare fronte comune contro un nemico che viaggia sempre più veloce soprattutto online. Ospite d’onore Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio-Imprese per l’Italia. "Nelle Marche, regione che si posiziona nona in Italia per export, questi fenomeni sono particolarmente dannosi – ha dichiarato – i settori di punta, come meccanica, farmaceutica, calzature e moda, sono i più esposti. Il sistema Confcommercio è un veicolo per aiutare le imprese a strutturarsi, ma serve un’azione decisa contro la concorrenza sleale".

Il direttore di Confcommercio Marche Centrali Massimiliano Polacco ha posto l’accento anche sull’urgenza di contrastare l’abusivismo turistico e le sue ricadute economiche e reputazionali sottolineando che "l’economia sommersa legata al turismo si aggira attorno ai 20 miliardi di euro l’anno". L’indagine presentata ieri rivela che un consumatore su quattro (24,2%) ha acquistato un prodotto contraffatto nel 2023. Il canale prediletto è l’online, utilizzato dal 70,6% di questi acquirenti. È sul web che si compra di tutto: dall’intrattenimento (musica, film) all’elettronica, passando per profumi e persino parafarmaci. La motivazione principale resta quasi sempre il prezzo più basso, a discapito di sicurezza e legalità.

"Il Made in Italy non è solo un simbolo di eccellenza, ma un pilastro economico e culturale della nazione – ha sottolineato il comandante regionale della Guardia di Finanza Marche, Generale di Brigata Nicola Altiero – difenderlo vuol dire difendere legalità, lavoro e competitività" Un concetto ribadito da tutti i presenti, dal presidente della Regione Francesco Acquaroli al sindaco di Ancona Daniele Silvetti, fino al sottosegretario al MEF Lucia Albano. Particolarmente incisivo l’intervento del Rettore della Politecnica, Gian Luca Gregori: "Il Made in Italy è un bene comune, un marchio a costo zero che genera una rendita per tutto il territorio. La sua reputazione è una garanzia di qualità che va protetta con ogni mezzo".

Dal convegno è emersa la necessità di una sinergia sempre più stretta. Da un lato, il potenziamento dei controlli doganali e delle strategie investigative, come illustrato dal colonnello Ciro Castelli. Dall’altro, un’azione culturale, a partire dalle scuole, come spiegato da Donatella D’Amico, direttore dell’Ufficio scolastico regionale, per creare una coscienza diffusa del valore della legalità e dei danni, anche sociali, nascosti dietro l’acquisto di un prodotto falso.

Ilaria Traditi