Il jazz di Fresu a Castelfidardo: "Sul palco musica meticcia"

Il trombettista sardo al Pif insieme alle voci del coro ’A Filetta’ e Daniele Di Bonaventura: "Non ho suonato al festival, ho visitato i luoghi dove si costruiscono le fisarmoniche".

Il jazz di Fresu a Castelfidardo: "Sul palco musica meticcia"
Il jazz di Fresu a Castelfidardo: "Sul palco musica meticcia"

Un dialogo in musica nel segno degli strumenti ad aria e di un lirismo dagli aromi mediterranei. Protagonisti insieme alle voci corse del coro A Filetta del riuscito progetto "Mistico Mediterraneo" e dell’omonimo disco pubblicato di recente dalla Ecm, Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura si ritrovano nella dimensione più ristretta del duo domani alle 22 al parco delle Rimembranze nell’ambito del Pif, Premio internazionale della fisarmonica di Castelfidardo. Un incontro, quello fra il trombettista sardo e il bandoneonista marchigiano, ormai ben rodato attraverso tanti concerti. A Fresu abbiamo chiesto cosa c’è dietro a un connubio tanto perfetto.

Cosa sarà lo spettacolo di Castelfidardo?

"Con Daniele ci conosciamo ormai da oltre venti anni. Sono stati gli amici corsi del coro A Filetta a metterci assieme e da allora non ci siamo più lasciati, mettendo in piedi tanti progetti e dischi sia in duo che con formazioni orchestrali. Siamo ora reduci da un tour che ha toccato il Sudafrica e Le Mauritius e in questo abbiamo toccato le musiche di diversi continenti passando dal Brasile all’Italia, dall’Uruguay all’Argentina toccando De André, Puccini e Bach ma anche Victor Jara del quale oggi cade l’anniversario della tragica morte, trucidato cinquant’anni fa dal regime di Pinochet".

Cosa significa fare jazz oggi in Italia?

"Una bella domanda. Posso rispondere personalmente dicendo che fare jazz in Italia non è semplice. Ci sono ancora molti steccati, quando la musica dovrebbe sempre e comunque essere una. Per me e per Daniele non è un problema ma per tanti artisti, soprattutto giovani, diviene un handicap nel momento in cui non trovano una collocazione stilista. E il jazz, si sa, è una musica aperta e meticcia".

E’ mai stato a Castelfidardo? Che giudizio ha di questo Festival?

"Purtroppo non ho mai suonato al festival di Castelfidardo ma tramite Daniele ho conosciuto gli organizzatori e ho potuto visitare i luoghi dove si costruiscono le fisarmoniche. E’ una tradizione tutta italiana che è sinonimo di qualità e di creatività della quale possiamo andare fieri nel mondo".

Cosa consiglia ai giovani di oggi che vogliono intraprendere il percorso musicale ma anche a tutti coloro che hanno sogni da realizzare?

"Chi ha sogni da realizzare supera qualsiasi barriera. Pertanto deve fare il massimo per raggiungere il risultato sperato. Sapendo che non sempre questo si paleserà, soprattutto nell’arte. Se però non abbiamo dato il massimo, a fronte del risultato non raggiunto, rimarrà per sempre un rimpianto. Quello di avere fatto e di non avere dato tutto ciò che la passione ci ha chiesto".

Cioè?

"In realtà il sogno è questo: poter dare tutto non solo per raggiungere il traguardo ma per camminare spediti verso lo stesso. Consci che durante il cammino si potranno fare degli incontri nuovi e illuminanti. Non c’è niente di più piatto e solitario che non avere una visione, un sogno da perseguire e una strada da percorrere. E non solo nella musica e nell’arte".

Silvia Santini