Ancona, 7 ottobre 2023 – Era partito tutto dal racconto di una bambina di sette anni. Ai genitori aveva riferito che il maestro l’aveva accompagnata in bagno e lì l’aveva fatta spogliare per poi toccarla e baciarla.
Atteggiamenti spinti che avevano scioccato la piccola e anche i suoi familiari che si erano rivolti alla polizia facendo scattare una indagine della squadra mobile. Era il 2020. A distanza di tre anni è arrivata la condanna per l’insegnante accusato di pedofilia.
Il collegio penale presieduto dalla giudice Francesca Grassi giovedì ha inflitto 6 anni di carcere per l’imputato, un 32enne jesino. Il reato contestato era atti sessuali con minori di anni 10. Due dei sei sei anni a cui è stato condannatoli dovrà passare in una struttura sanitaria, sotto cura per via della sua attrazione incontrollabile nei confronti di bambini piccoli. L’uomo non ha mai nascosto la sua "malattia" come l’ha definita, nemmeno quando scattò nei suoi confronti, a settembre del 2020, misura coercitiva del divieto di dimora con riferimento ai luoghi in cui si trovano istituti scolastici, pubblici e privati, di ogni ordine e grado e con divieto anche di accedervi.
Nella sua abitazione i poliziotti trovarono una 20ina di diari dove il 32enne raccontava emozioni uniche provate quando dava i bacetti alle bambine e scriveva di essere innamorato di quei visetti d’angelo che incontrava a scuola. Un amore irresistibile che lo hanno spinto oltre il sentimento platonico.
"Ho sentito calore quando l’ho toccato", "Che emozione quando le ho dato un bacetto", "Che bello leccarla". Questi alcuni degli scritti dove descriveva gli approcci sia con bambine che con bambini ma non è stato mai provato se oltre alla bambina di sette anni ci siano state realmente altre vittime o se i racconti erano solo nella sua fantasia.
All’epoca dei fatti, riferibili ad ottobre del 2019, il 30enne insegnava come supplente in una scuola elementare di un istituto comprensivo del capoluogo dorico. La difesa, rappresentata dall’avvocato Stefano Migliorelli, ha sempre sostenuto che il suo assistito è affetto da una affettuosità estrema non adeguata nei confronti dei minori ma che avrebbe sempre controllato. L’imputato era stato sottoposto anche ad una perizia psichiatrica che però non fece emergere un vizio di mente e nemmeno la capacità di stare a processo. Nella sentenza però è stata riconosciuta la parziale capacità di intendere e di volere. Alla vittima e ai genitori, che si sono costituiti parte civile, andranno 70mila euro di risarcimento danni.