"Il mio ‘Decamerock’, dieci storie non solo di musica e anche tragiche"

Massimo Cotto giovedì alla Mole: è uno dei protagonisti del cartellone del festival "La mia generazione"

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Ci sono i grandi del rock. E poi ci sono i grandi critici del rock, quelli che ne scrivono, di solito perché lo amano. Come Massimo Cotto, di sicuro sul podio italiano della categoria (a voi la scelta del gradino). Giornalista e scrittore, maestro del libro-intervista, dj e molte altre cose, nella sua sterminata produzione c’è anche ‘Decamerock’, libro da cui è stato tratto uno spettacolo che lo vede sul palco insieme a Mauro Ermanno Giovanardi e Chiara Buratti, nei panni di Nico. Lo si potrà vedere e ascoltare giovedì (ore 22) alla Mole di Ancona per ‘La mia generazione Festival’.

Cotto, cosa racconta ‘Decamerock’?

"Dieci storie in cui il punto di partenza è il rock. Ma non sono solo storie di musica. Ci sono il capitano Achab di ‘Moby Dick’, Hemingway, il Grande Gatsby... Sono storie che parlano di tragicità, mistero, morte, follia. Da Paganini, la prima grande ‘rockstar’, con il suo patto con il diavolo, a Brian Jones, fondatore degli Stones, che del diavolo ha parlato prima di Mick Jagger. E poi Nick Drake e Ian Curtis, che in vita non hanno ottenuto molto, ma che in seguito hanno influenzato intere generazioni".

Beh, Nico in questo ‘Decamerock’ ci sta bene.

"La sua è la storia principale. Amata e desiderata da tutti, musa di Warhol, cantante nel primo disco dei Velvet Underground, e quindi di diritto nella storia del rock, in realtà non è stata mai capita. Ed è morta così come è vissuta. Un medico la visita e le dice che ha preso un’insolazione. Invece è un’emorragia cerebrale. Sì, racconto storie un po’ tragiche".

Il nostro rock ‘indie’ degli anni ‘90 invece è stata una storia ‘felice’, esaltante.

"E’ stato un periodo di bellissimo fermento, e i protagonisti erano consapevoli di star vivendo un ‘vertice’. Prima, negli anni ‘80, c’erano stati Litfiba, Diaframma, Moda, gruppi diversi da quelli degli anni ‘90, che hanno avuto il merito di prendere la lingua italiana e trasformarla, portandola da un’altra parte rispetto al passato".

Manuel Agnelli dice che il rock in Italia è una ‘eccezione’. Noi siamo melodia.

"La nostra musica deriva dalla canzone napoletana, e l’italiano, lingua di sdrucciole, poco si adatta al rock. Ma nonostante questo abbiamo fatto cose meravigliose anche nel rock".

I giovanissimi pare preferiscano il rap, nelle sue varie forme.

"Il rock non ha più appeal. Ai nostri tempi se volevi esprimere ribellione sceglievi il rock. Oggi ci sono rap e trap, o altri generi. Il rock è cambiato. Non è più veicolo di ribellione".

Raimondo Montesi