"Il mio San Francesco 40 anni dopo"

Ad aprile arriva alle Muse il musical "Forza venite gente": direttore artistico è Michele Paulicelli, l’allora santo

"Il mio San Francesco 40 anni dopo"

"Il mio San Francesco 40 anni dopo"

Ci sono due musical italiani che fin dal titolo rappresentano un invito allo stare insieme, all’accoglienza dell’altro, alla condivisione. Sono "Aggiungi un posto a tavola" e "Forza venite gente". Due classici, uno dei quali è tornato in una nuova versione per il quarantennale. E’ "Forza venite gente", che dopo il debutto e l’anteprima all’Auditorium Conciliazione di Roma arriverà al Teatro delle Muse di Ancona il prossimo 22 aprile. Lo spettacolo è organizzato da Alhena Entertainment e distribuito da Soni produzioni srl. Biglietti in vendita sui circuiti TicketOne, Ciaotickets e Vivaticket, nelle prevendite abituali TicketOne e Ciaotickets e alla biglietteria delle Muse (07152525). Prezzi da 46 a 25 euro. Il musical racconta la storia di san Francesco con semplicità, umanità e coinvolgimento, e si presenta profondamente rinnovato nella tecnologia e nella qualità dell’allestimento. Direttore artistico dell’opera è Michele Paulicelli, il Francesco del debutto di quarant’anni fa, anche autore delle musiche insieme a Giancarlo De Matteis e Giampaolo Belardinelli. La regia è di Ariele Vincenti.

Paulicelli, si può dire che la nuova versione resta fedele all’originale nella sostanza ma non nella ‘forma’?

"Diciamo che il musical è stato modernizzato, ma il pubblico non si aspetti ‘lussi’ e colpi di scena. Tutto resta molto semplice. Lo spettacolo è stato ringiovanito, ma i contenuti restano gli stessi".

Che Francesco emerge dal vostro ‘racconto in musica’.

"Un uomo animato dalla volontà di aiutare in tutti i modi il prossimo. Questo vale per lui e per tutto il corpo dei suoi frati. Un segnale importante giunge da Papa Gregorio IX, che ne riconosce i valori, come l’umiltà e la semplicità, ma anche il coraggio nel rapportarsi con gli altri. Ma ci sono altri aspetti della vita di san Francesco che il musical mette in evidenza".

Ad esempio?

"Il difficile rapporto con il padre, Pietro di Bernardone, che simboleggia le incomprensioni che spesso ci sono tra padri e figli. Pietro non si dà pace per la scelta del figlio, non riesce a capire. Vede che Francesco vuole ottenere determinate cose, mentre lui per il figlio ne vorrebbe altre. Francesco anche in questo caso si affida all’aiuto di Dio. Aiuta il padre, il quale alla fine comprende".

All’inizio anche la stessa Chiesa sembra non comprendere san Francesco.

"Sì, il rapporto con il papa è significativo in questo senso. Il papa resta come ‘disarmato’ dall’atteggiamento di Francesco, il quale gli dice: noi non vogliamo nulla dalla Chiesa. Francesco resta fedele all’umiltà che predica. E alla fine anche il papa capisce la grandezza d’animo del futuro santo".

Parlare di san Francesco significa anche parlare di pace. Lui andò in Terrasanta con i crociati, ma per portare un messaggio di pace.

"Lui fece una gran cosa. Partì per le crociate, ma invece delle armi aveva con sé una mazza da passeggio. Riuscì a parlare con il nemico, ‘disarmandolo’ con la sua semplicità. Francesco vince su tutto".

Raimondo Montesi