Il molino è distrutto: "Non ci rialzeremo più"

Luciana e il marito Gilberto, titolari della struttura risalente al 1300 a Sassoferrato: "Qui sotto c’era anche un museo, è stato spazzato via"

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"E’ stato come uno tsunami, alle 19 un’onda enorme ha travolto tutto. Quando abbiamo visto che non c’era più nulla da fare siamo scappati e sono andata a dormire da mia sorella. Siamo in ginocchio, stavolta non credo riusciremo ad alzarci". Luciana Gentilucci e suo marito Gilberto Blasi hanno gli occhi lucidi. Con i sacrifici e indebitandosi hanno ricostruito l’antico molino Capo del Piano o della Marena risalente al 1.300. Siamo nel cuore di Sassoferrato appena duecento metri a valle del ponte della "Marena" crollato e la cui immagine è divenuta uno dei simboli di questa alluvione. Il molino è all’ombra del ponte romano rimasto in piedi in tutta la sua imponenza, nel punto dove si incontrano il fiume Sentino e i due torrenti Sanguerone e Marèna che gonfi di acqua e tronchi hanno distrutto anche la centrale elettrica dell’antico Mulino Capo del Piano, il suo museo e i magazzini al piano terra. "Guardi il fango ha invaso tutto – mostra Luciana Gentilucci con la morte nel cuore -. Qui sotto c’era un museo con le antiche mole e i vari attrezzi legati al mulino, oltre alla sala macchine adibita al suo funzionamento, ma è andato tutto in malora. Sono scoppiati persino i vetri alle finestre. E pensare che per costruire tutto questo compresa la centrale idroelettrica che produceva energia per il servizio nazionale da 250 kilowatt dal 2010, abbiamo acceso un mutuo da 300mila euro. Centrale e turbine sono saltate e l’assicurazione non copre tutto quello che è nel piano interrato". Dolore, amarezza e anche tanta rabbia. "Già nel 2013 abbiamo avuto 100mila euro di danni e nonostante lo stato di emergenza, ci abbiamo rimesso. I fondi sono arrivati per circa 30mila euro ma tra tasse e spese tecniche non abbiamo preso nemmeno un euro - aggiunge il marito Gilberto Blasi con gli occhi lucidi - Stavolta con tutto questo disastro non credo ce la faremo". "Qui non ha mai pulito nessuno le sponde del torrente – denuncia Luciana Gentilucci - pensando probabilmente che sia un fiumiciattolo. Io effettuo la pulizia 100 metri a monte e 100 a sud, l’ultima volta è scattato l’inferno mentre stavamo operando: è arrivata la forestale per verificare ma avevamo tutto in regola. La pulizia che abbiamo fatto noi non è servita perchè a monte non è stato fatto lo stesso. Capisco che non ci sono i soldi ma Provincia e genio civile ogni tanto devono pulire per evitare o comunque ridimensionare queste alluvioni". A Sassoferrato resta il nodo viabilità con la frazione di Cabernardi praticamente isolata per l’apertura di una voragine sulla Sp48 dove è saltato anche un ponte.