Il no a Draghi di Giuliodori Ora rischia l’espulsione

Il deputato osimano: "Non possiamo governare con chi abbiamo combattuto". Ora potrebbe essere allontanato dal Movimento 5 Stelle dopo il voto contrario

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La scelta gli è costata l’espulsione dal gruppo parlamentare, non dal Movimento cinque stelle, per cui la procedura è più lunga. Paolo Giuliodori, deputato del Movimento cinque stelle di Osimo, è tra quei parlamentari pentastellati che hanno votato in dissenso dal gruppo negando la fiducia a Draghi. Probabilmente confluirà nel Gruppo Misto. Ha incassato una maggioranza bulgara al Senato e l’altra sera è stato il turno della Camera dove Giuliodori ha dichiarato il suo voto contrario, esprimendo delusione verso un cambio di rotta del Movimento che sta producendo spaccature. "Mi dispiace dover intervenire in dissenso dal mio gruppo ma purtroppo è stata presa una direzione che non posso seguire. Me lo impone la mia coscienza che è opposta a quella che vedo rappresentata qui oggi", ha detto ai microfoni di Montecitorio. E’ stata una decisione difficile, ha ribadito, ma che rispecchia il malcontento delle ultime settimane tra attivisti e portavoce.

"È una decisione molto sofferta,che prendo con dolore nel cuore ma con ferma convinzione. Non posso avallare la scelta di un Governo che rappresenta tutto quello che negli anni come Movimento cinque stelle abbiamo sempre combattuto. Non è questo quello che si aspettavano i cittadini, specialmente chi in questi anni ha votato e sostenuto il Movimento. Doveva essere un governo di alto profilo, "il governo dei migliori", e invece ci troviamo un’ammucchiata che di alto profilo ha ben poco".

Il deputato osimano ha ricordato il passato del neo Presidente del Consiglio: "Mi viene difficile dimenticare quando, da Direttore generale del Tesoro, Draghi avallò la svendita del patrimonio industriale italiano, o quando da presidente della Bce negò l’aiuto al popolo greco o la questione dei derivati di Stato. Le parole del presidente Draghi hanno annunciato una "nuova ricostruzione" ma sanciscono la consacrazione del neoliberismo, dell’Europa a tutti i costi, del primato della finanza sulla vita delle persone. La cosa assurda è che siamo il partito più grande in Parlamento ma in una maggioranza di questo tipo conteremo poco e nulla".

Silvia Santini