
"Lì dentro la gente non ci va a dormire, non cerca un bivacco per vivere. Non ci sono stranieri o senza fissa dimora, ma giovani italiani ben vestiti a cui piace divertirsi così". Il signor Scarpi abita nel palazzo immediatamente di fronte all’ingresso del Palaveneto.
L’altra notte è stato lui a dare l’allarme e a chiamare i vigili del fuoco: "Era notte fonda e quando ho sentito del trambusto mi sono affacciato dalla finestra che dà sul retro – ricorda Scarpi – usciva del fumo, c’erano dei rumori e ho subito capito che là dentro stava accadendo qualcosa. Un giovane con i capelli lunghi è stato visto scappare, ma quelli che sono entrati erano diversi. Succede spesso, quasi tutte le sere. Tra Palaveneto ed ex Ipsia è un continuo di allarmi. Qualche sera prima dell’incendio un macchinario che era in dotazione all’ex Ipsia ha preso fuoco e si è sprigionata una nube che in poco tempo si è propagata fino alle nostre case. Così non si può più andare avanti, chiediamo al Comune di intervenire, anche se tra poco sappiamo dell’inizio dei lavori di recupero. Di lavoro ce n’è da fare parecchio qui attorno, guardi com’è ridotto il manto stradale e come è tenuto il parcheggio. La polizia e i carabinieri sono intervenuti, ma quei ragazzi si radunano sempre lì".
Una raffica di episodi in pochi giorni, il rischio che da una sera all’altra ci scappi qualcosa di brutto. Scarpi insiste sulla tipologia di persone che frequentano l’area attigua al Palaveneto: "Di recente mi sono imbattuto in uno che stava cercando di entrare dalla finestra rotta sul retro e quando gli ho chiesto cosa stesse facendo mi ha detto che doveva recuperare il cellulare caduto all’interno del Palas. Ogni sera quei giovani si siedono lì – racconta il residente mostrando la scalinata che conduce a uno degli ingressi posteriori dell’ex Ipsia, proprio di fronte alla finestra sfondata – Guardi la situazione, le balaustre divelte, arrugginite e pericolose. Saranno ogni sera 20-30, bevono, consumano cibo e scaraventano tutti di sotto. È un vero e proprio letamaio. Ripeto, sono italiani, è facile notare come siano di buona famiglia, curati e non disperati. Quando non sanno cosa fare entrano e fanno danni. Siamo tutti davvero stanchi".