"Il vescovo Manenti in ascolto di chi soffre"

La visita nelle strutture Caritas, tra profughi, affetti da patologie psichiatriche e mamma con minori, spesso vittime di violenza

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di Silvia Santarelli

Profughi, persone affette da dipendenze e patologie psichiatriche, ma anche ex disoccupati, operatori e volontari sono le persone che monsignor Franco Manenti ha incontrato, per la fase diocesana del Sinodo universale, nelle strutture della Caritas diocesana. Un viaggio tra i bisognosi in cui il vescovo si è messo in ascolto: "Sono stati momenti toccanti, di vicinanza e dialogo, molto in linea con l’idea di ascolto della gente cara all’attuale pontefice, papa Francesco", ha spiegato monsignor Manenti. Il vescovo ha pranzato al centro di solidarietà, toccando con mano le difficoltà degli ospiti. La visita è partita da Casa San Benedetto, struttura di accoglienza per mamme con minori, spesso vittime di violenza, dove ha incontrato una mamma marocchina, accolta con il progetto Sai, insieme a un mediatore culturale, e una giovane mamma italiana ospitata insieme ai due bambini, di cui uno appena nato: la donna ha espresso le sue paure e i suoi dubbi al vescovo che ha provveduto a rassicurarla. A Casa Stella, struttura di seconda accoglienza per adulti singoli e nuclei familiari di varie nazionalità, si è soffermato a parlare con una mamma nigeriana, un tempo accolta dal Sai e oggi pronta a intraprendere la propria vita grazie a un corso Oss, e un’altra ragazza, ospite con padre e sorella, che sogna di diventare psicologa. Per la cooperativa sociale Undicesimaora ha conosciuto dapprima gli inserimenti lavorativi impiegati nell’Orto della solidarietà, poi alla Falegnameria dove si è soffermato con uno dei borsisti che da più mesi si sta impegnando come falegname e che ha raccontato la sua drammatica storia familiare. Al Centro di solidarietà invece ha potuto analizzare il cambiamento delle richieste di chi si rivolge alla Caritas, che riguardano spesso un sostegno economico per le utenze e l’affitto oppure per la ricerca di una casa, persa a causa della perdita del lavoro e di uno sfratto, soprattutto per i nuclei familiari più numerosi. Alla casa di cura Villa Silvia, che si occupa della diagnosi e cura delle patologie psichiatriche e delle dipendenze, il vescovo ha incontrato operatori e ospiti in una mattinata piena di speranza. È stato condiviso il bisogno di sentirsi amati e di amare, sempre, ma in particolare in questo tempo e negli ambienti di sofferenza psichica.

È anche emersa la necessità di affrontare le fatiche della vita cercando un riferimento più alto, perché, come i pastori nella notte di Natale sono andati a vedere ciò che gli angeli avevano annunciato, così ognuno possa andare a vedere e trovare la speranza negli altri e in Dio.