Immigrazione clandestina, tre arresti ad Ancona e perquisizioni in tutta Italia. Fitta rete di complicità nel Maceratese

L’operazione è coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Ancona ed è scaturita dalle indagini connesse all'attentato terroristico perpetrato il 19 dicembre 2016 a Berlino dal tunisino Anis Amri. Perquisizioni nelle Marche, in Emilia e Veneto, nel mirino anche un Caf maceratese

Ancona, 31 gennaio 2023 – Al termine di una indagine sull'immigrazione clandestina, che ha riguardato anche imprenditori, pubblici ufficiali e combattenti vicini alla jihad, due tunisini sono finiti in carcere nelle prime ore di questa mattina, mentre un terzo è ai domiciliari.

Si tratta dell'operazione Wet shoes, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Ancona con la procura di Macerata, e condotta dalla Digos di Roma e di Macerata e dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione. Nel mirino anche un centro di assistenza fiscale maceratese. Le tre ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal tribunale di Ancona, per il reato di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina con l’aggravante della transnazionalità.

Fitta rete di complicità nel Maceratese

Grazie a una fitta rete di complicità sul territorio maceratese (in cui figurano titolari di aziende e pubblici ufficiali, in diverse zone del territorio nazionale ed estero), i tre tunisini avevano costituito un sodalizio criminale in grado di gestire l’approdo clandestino sulle coste siciliane di stranieri, in prevalenza nord africani, il supporto logistico e le coperture occorrenti per ottenere la documentazione necessaria a favorire il loro trasferimento su tutta l’area Schengen.

Attraverso mirate attività tecniche e servizi sul territorio, è stato riscontrato come tra gli stranieri intenzionati a raggiungere lo spazio europeo, attraverso i canali messi a disposizione dalla rete criminale, vi fossero anche soggetti contigui a circuiti di combattenti impegnati in teatri di jihad. La posizione dei tre arrestati è al vaglio anche in ordine a eventuali movimentazioni finanziarie sospette, che potrebbero essere connesse a fenomeni terroristici.

Perquisizioni a tappeto, nel mirino un Caf di Macerata

Nel corso dell’operazione di polizia sono state eseguite 44 perquisizioni nei confronti di 18 indagati per vari reati e di altre 26 persone, risultate contigue a vario titolo all’organizzazione criminale e tutte attestate nelle province di Ancona, Fermo, Ferrara, Catanzaro, Modena, Macerata, Siracusa e Verona. Tra i siti attenzionati dalla Direzione distrettuale antimafia di Ancona, anche un Centro di assistenza fiscale – C.A.F. maceratese e un casolare nelle campagne della medesima provincia, meta abituale di stranieri giunti in Italia in stato di clandestinità.

L’operazione Wet shoes prende il nome da una conversazione intercettata dagli inquirenti nel corso di uno sbarco di clandestini avvenuto a Mazara del Vallo, nella quale uno dei sodali fa presente di aver paura di essere controllato dalle forze di polizia con a bordo gli stranieri appena sbarcati, in quanto gli stessi avevano ancora le scarpe bagnate.

I legami con l’attentato a Berlino del 2016

L’indagine costituisce uno sviluppo investigativo dell’attività condotta dalla Digos di Roma, coordinata dalla procura capitolina, all’indomani del tragico attentato terroristico perpetrato il 19 dicembre 2016 a Berlino dal terrorista tunisino Anis Amri, alla luce del pregresso soggiorno all’interno dei confini nazionali italiani, dove aveva fatto ingresso clandestino, proveniente via mare dalla Tunisia, attestandosi infine in Germania grazie al possesso di falsi documenti di identità italiani.

Le investigazione consentirono, allora, di ricostruire la rete di contatti in Italia dell’attentatore, con particolare riguardo al periodo di soggiorno tra Roma e Latina, risalente alle fasi immediatamente precedenti il suo trasferimento in Germania, tali da attestare profili di contiguità con l’Isis. L’attività di indagine si concluse con l’operazione di polizia giudiziaria Mosaico del 29 marzo 2018, sfociata nell’esecuzione di cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, nei confronti di altrettanti tunisini, uno dei quali attestato a Roma, e condannato in via definitiva per il reato di auto-addestramento con finalità di terrorismo, nonché a carico di un contesto associativo dedito alla falsificazione documentale a Napoli e Caserta.

Le ricadute investigative scaturite dai sequestri eseguiti nell’ambito dell’operazione Mosaico hanno messo in luce il pieno coinvolgimento di ulteriori soggetti, da cui l’indagine denominata Mosaico II, condotta dalla Digos di Roma con la procura di Napoli, culminata il 15 maggio 2020 nell’esecuzione di 10 misure cautelari nei confronti di soggetti italiani e stranieri sulla dorsale campana, e la successiva operazione Mosaico II, del 23 giugno 2022, con altri tre arresti e un mandato d'arresto europeo nei confronti di uno straniero rifugiatosi in Olanda.