Incendio porto Ancona, nel mirino l'impianto fotovoltaico. Ma non si escludono inneschi

Le fiamme hanno divorano l’ ex Tubimar, tra le cause più accreditate del rogo ci sarebbe un corto circuito sul tetto. Ma le indagini non escludono alcuna pista. Rogo spento dopo 30 ore di lavoro dei vigili del fuoco

La foto diventata ormai virale di Arianna Moroni

La foto diventata ormai virale di Arianna Moroni

Ancona, 17 settembre 2020 - I botti di mezzanotte, quasi fosse Capodanno. In realtà le esplosioni, sentite con una certa nitidezza da molte parti della città, non erano fuochi d’artificio, ma le bombole di acetilene che saltavano. Cronaca di una notte infernale al porto di Ancona. Un disastro strutturale, con più di mezza area ex Tubimar alla Zipa andata distrutta, a cui per fortuna sembra non si sia collegata un’emergenza ambientale.

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I danni

A parte i danni economici alle società concessionarie degli spazi (Frittelli, Ase, Cpn, Cosmon, Asmon, Compa, Carmar e altre) e alla stessa Autorità portuale che dalle concessioni/canoni locatari ricavava risorse, non di poco conto, la buona notizia arriva dal bollettino sanitario: nessun ferito e soprattutto nessuna vittima. Stando all’Asur, fino a ieri pomeriggio non erano stati segnalati casi di persone arrivate nei pronto soccorso della città – Torrette, Salesi e Inrca – palesando crisi respiratorie dovute al fumo disperso nell’atmosfera.

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Il fumo però ha aggredito diverse aree della città, consigliando al sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli, di emettere all’alba un’ordinanza urgente con cui di fatto chiudeva tutte le scuole di ogni ordine e grado, nidi compresi, oltre ai centri diurni per disabili e i parchi urbani.

Scuole chiuse

Misura confermata ieri in serata con una seconda ordinanza, dunque scuole fuori servizio anche oggi e possibilità di allungare la chiusura fino alla prossima settimana vista l’imminenza del voto regionale e dei seggi da allestire in molti istituti. L’odore pesante del materiale bruciato, in realtà, ha continuato ad aggredire la città anche nella serata di ieri, dopo che nel pomeriggio le cose sembravano essere migliorate.

L’incendio è stato domato con difficoltà a causa dei punti inaccessibili nel cuore del capannone (foto). Il rischio di crolli della struttura carbonizzata, concretizzatosi in molti frangenti, non consentiva di entrare all’interno. Sulle cause del rogo si tende al momento ad escludere un atto doloso, ma qualche dubbio resta.

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Le indagini a caccia di eventuali inneschi

L’ex Tubimar non è un’area vigilata e quando i primi testimoni si sono accorti delle fiamme l’incendio era già fuori controllo. Al momento la pista più accreditata dagli inquirenti – la Squadra mobile della questura di Ancona, i carabinieri del Noe e il servizio investigativo de vigili del fuoco – sembra essere quella del corto circuito all’impianto fotovoltaico sul tetto di parte del capannone. Qualche dettaglio in più potrebbe arrivare una volta spento definitivamente il rogo e messa in sicurezza l’area per cercare eventuali inneschi o indizi importanti.

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L'inferno

Quando l’altra notte ai tonfi sordi si sono unite le fiamme alte decine di metri e una coltre di fumo acre nel cielo stellato di una tipica serata estiva, allora le cose sono cambiate. In pochi minuti, poco dopo la mezzanotte tra martedì e ieri, la notte anconetana è stata rotta anche dal suono delle sirene dei vigili del fuoco, intervenuti in massa. Il fuoco aveva aggredito (video), con estrema rapidità, il capannone principale all’interno dell’ex Tubimar. Trovando terreno fertile, tonnellate di materiale facilmente infiammabile, tra gommapiuma e plastica, l’incendio si è propagato distruggendo tutto ciò che incontrava sul suo cammino.

Fuoco e fiamme (Ansa)
Fuoco e fiamme (Ansa)

Il terrore: "Qui salta tutto"

Le prime tre ore sono state le più drammatiche: "Allontanatevi, qui rischia di saltare tutto" gridavano gli agenti della Squadra volanti della polizia alle persone che incautamente si stavano avvicinando all’epicentro dell’incendio. Il timore che dall’incendio si potesse innescare una reazione a catena come accaduto quaranta giorni fa al porto libanese di Beirut (poi ripetuto, anche in questo caso di notte, pochi giorni fa) era concreto. Per una volta le mascherine, ritenute fastidiose a causa dell’emergenza pandemica, hanno svolto un ruolo di protezione determinante, anche se le chirurgiche non riuscivano a contenere il fumo pungente.

Spento il rogo dopo 30 ore di lavoro

È proseguito per tutta la notte il lavoro dei 50 vigili del fuoco impegnati nelle operazioni di spegnimento dell'incendio nella zona portuale e l'incendio è stato spento, come spiegano gli stessi pompieri con un post su Twitter, dopo 30 ore. 

I vigili del fuoco hanno spento anche i residui focolai all'interno dei capannoni incendiati e pericolanti, mentre è diminuita l'emissione dei fumi.

Era stato scartato un eventuale intervento dei Canadair perché la potenza dell'acqua dall'alto distruggerebbe la struttura facendo alzare un'altra nube pericolosa.