Inquinamento in zona stadio: c’è il responsabile

Il sindaco Santarelli insieme al vice Arcioni candidato a primo cittadino, hanno annunciato la scoperta: "Ci attendiamo interventi"

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Inquinamento da tetracloroetilene del quartiere campo sportivo a Fabriano: individuato il responsabile a cui il Comune chiede di intervenire per ripristinare la salubrità delle acque e del suolo. Il sindaco Gabriele Santarelli accanto al suo vice nonché candidato sindaco Ioselito Arcioni annuncia il risultato raggiunto relativamente a un sito che "presentava valori di tetracloroetilene oltre diecimila volte il consentito, facendone la terza area più inquinata delle Marche dopo la raffineria di Falconara e del fiume Chienti". Santarelli annuncia la determina del dirigente della Provincia di Ancona "che fa riferimento alla relazione istruttoria redatta dall’Area Tutela e Valorizzazione dell’Ambiente, Rifiuti, Suolo della dell’Ente. Una relazione che è stato possibile produrre anche grazie al lavoro dell’Ufficio Ambiente del Comune di Fabriano e al coinvolgimento di professionisti esterni che sono stati incaricati per approfondire la vicenda e arrivare al risultato ottenuto". "Ci avevano segnalato – sottolinea Arcioni - diversi casi di Alzheimer e c’è una ricerca negli Stati Uniti che lega l’inquinamento da tetracloroetilene anche a questa patologia e se qualcuno vuole approfondire anche questo tema in questo quartiere credo sia molto importante". "Era il 1999 – ricostruisce Santarelli - l’anno in cui per la prima volta sono stati riscontrati ufficialmente dati allarmanti circa la presenza di questo inquinante nelle falde acquifere di quel quartiere. Mai nessuno aveva voluto affrontare il problema con l’obiettivo di identificare il responsabile dell’inquinamento. In un Paese nel quale la ricerca dei responsabili sembra essere un dettaglio trascurabile, noi abbiamo invece voluto che si giungesse a questo risultato perché vogliamo che venga applicato il principio del ‘chi inquina paga’ ritenendo inaccettabile che da anni sia la collettività a dover sostenere il costo delle indagini, costate oltre un milione di euro, e dell’intervento della messa in sicurezza della falda che ci costa ogni anno 110mila euro. Non è accettabile che i cittadini subiscano il danno dell’inquinamento e in più la beffa di dover sostenere il costo economico della sua risoluzione. È una questione di giustizia e di chiarezza, quelle che non si sono volute perseguire per oltre 18 anni". "E’ stato ora individuato in maniera univoca – aggiunge Santarelli - il responsabile dell’inquinamento della matrice acqua e della matrice terra provocata da una scorretta gestione delle sostanze impiegate nel ciclo produttivo. Ricordiamo che i reati ambientali non si prescrivono. Ora ci aspettiamo che il responsabile individuato si attivi senza indugio per adempiere a quanto previsto dalle norme in materia ambientale per ripristinare la salubrità delle acque e del suolo".

Sara Ferreri