"Io, attore tra comicità e psicanalisi"

Intervista all’anconetano Daniele Vagnozzi in scena con il suo spettacolo sabato e domenica al Panettone

"Io, attore tra comicità e psicanalisi"

"Io, attore tra comicità e psicanalisi"

"Un monologo comico sul rocambolesco rapporto tra i giovani e la psicoterapia". Si presenta così "Tutti bene ma non benissimo", il nuovo spettacolo dell’attore anconetano Daniele Vagnozzi, che dopo averlo ‘testato’ in alcuni club di Los Angeles lo presenta in anteprima regionale sabato (ore 21, biglietti in vendita alla Casa della Musica in corso Stamira, allo 0712072439 e su www.vivaticket.com) e domenica (ore 18) al Teatro Panettone di Ancona, nell’ambito della rassegna ‘Made in Marche’. Vagnozzi, che tra l’altro è uno dei protagonisti del film ‘La spiaggia dei gabbiani’, girato di recente ad Ancona e dintorni, sa di cosa parla. A fine 2023 ha completato gli studi magistrali in psicologia cognitiva. Inutile dire che le sue conoscenze in materia gli sono servite nella scrittura del testo, che tratta in chiave ironica e irriverente un tema in realtà piuttosto serio. Sul palco Vagnozzi (anche regista dello spettacolo) è accompagnato dalle musiche live di Ruben Albertini.

Vagnozzi, cosa racconta in ‘Tutti bene ma non benissimo’?

"Indago i pregiudizi che noi stessi abbiamo sui nostri problemi psicologici, che sono spesso più grandi di quelli degli altri. I social sono pieni di guru dalle risposte facili. Si parla di salute mentale con troppa serietà e poca profondità. Quella che propongo è una satira piena di ironia e di contenuto".

Più monologo teatrale o esempio di stand-up comedy?

"E’ uno spettacolo comico-brillante da attore di teatro, quale io sono. Ma anche la stand-up comedy è nelle mie corde".

E’ così difficile il rapporto tra giovani e psicoterapia?

"Io parlo di un ragazzo che cerca uno psicoterapeuta, ma non lo trova perché a quanto pare sono tutti impegnati. Allora inizia a seguire i ‘consigli’ di un influencer, il dottor Onesto, interpretato sempre da me. A un certo punto lo spettacolo diventa molto onirico".

In che senso?

"Il protagonista sogna, viaggia nel proprio inconscio, dove è costretto a fare i conti con se stesso. Anzi, diventa proprio lo psicoterapeuta di se stesso. Da lui sente dire: ‘Ora la terapia può cominciare’. Quando si sveglia arriva una telefonata: c’è un ‘vero’ psicoterapeuta che ha un posto libero’".

Possiamo dire che si ride e si riflette?

"Ci sono questi sogni che in realtà sono fiabe, e molti momenti comici. Mi interessava parlare delle difficoltà che molti hanno di accettare i propri problemi psicologici, di cui a volte ci vergogniamo. I ragazzi spesso soffrono, si chiedono se davvero sono così come si vedono. Per questo devono fare un percorso se stessi, cercando le proprie risorse interiori. C’è sì bisogno di qualcuno che da fuori ti aiuti, ma se manca un’autentica voglia di cambiare non c’è terapeuta che tenga".

Per non parlare dei ciarlatani...

"Io faccio satira su certi guru, su certe ‘scuole di pensiero’, sulle eccessive semplificazioni, su chi ti dà ricette pronte per l’uso. Lo spettacolo è divertente, leggero, ma ricco di contenuti". Comicità e psicanalisi: viene in mente Woody Allen.

"Mi sento molto vicino a lui, ovviamente senza voler fare paragoni".

Lui però non è laureato in psicologia...

"Beh, per me psicologia e commedia sono come pane e Nutella. Sono due passioni che metto insieme in modo naturale".

E ‘La spiaggia dei gabbiani’? Che ci può dire?

"Anche lì ho un ruolo comico-brillante, quasi da stand-up comedian. Il film uscirà in primavera".

Raimondo Montesi