Isole tecnologiche e arredi del Corso: spesi 350mila euro, ma ora si cambia

Come anticipato dal Carlino, la giunta sta pensando di togliere le tanto criticate strutture del centro. Il vicesindaco Sediari: "Le loro funzioni non sono state ben definite, ma all’epoca erano piaciute"

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di Pierfrancesco Curzi

Isole tecnologiche e arredi lungo corso Garibaldi: il Comune ha speso 350mila euro, in parte coperti da uno sponsor, e presto potrebbero sparire. È l’auspicio di tutti gli anconetani, ma la presenza dei due impianti techno a monte e a valle del corso pedonalizzato sembra arrivata al capolinea. Ci sarebbe l’intenzione di toglierle e ieri, per la prima volta, anche se in maniera molto ovattata, l’amministrazione comunale ha ammesso alcuni limiti degli impianti: "Le funzioni delle due ‘isole’ in questione non sono state ben definite – ha detto ieri il vicesindaco Pierpaolo Sediari rispondendo a una interrogazione urgente della consigliera Antonella Andreoli – Al tempo sono state ideate dai nostri uffici, ma hanno ricevuto il gradimento dei commercianti e l’ok della Soprintendenza, insomma c’era piena condivisione. Le opere in questione sono state coperte con fondi garantiti da uno sponsor, l’allora Banca Popolare di Ancona, che ha garantito una cifra pari a 250mila euro, sebbene ne siano stati spesi un po’ meno (205mila su una base di 228mila, ndr.)".

Quando, durante la prima legislatura di Valeria Mancinelli, le due isole tecnologiche sono state piazzate, l’evento è stato accompagnato da alcune informazioni. Quegli impianti avrebbero dovuto avere delle caratteristiche ben precise, tra cui la diffusione musicale, le immagini video sullo schermo, la dotazione wi-fi a disposizione del pubblico: nulla di tutto ciò è stato garantito. Nel frattempo le due isole si sono deteriorate e oggi sono due enormi pezzi di ferro piuttosto mal in arnese e bisognosi di essere demolite. Per il resto, certo gli arredi di corso Garibaldi non sono il massimo, a partire dalle panchine alle fioriere passando per i contenitori dei rifiuti. Lo stesso Sediari ha riportato all’attualità il costo di quel materiale: "Il tutto è costato oltre 122mila euro" ha confermato il vicesindaco. I conti non tornano perché il materiale è vecchio, non c’è decoro e i recenti danni alla pavimentazione provocati dalle strisce d’olio percolate da un mezzo di Anconambiente, come mostrato dal Carlino la scorsa settimana, gridano giustizia.

Se in centro le cose non vanno e i soldi non vengono sempre spesi con oculatezza, alla Mole Vanvitelliana il rischio è ancora peggiore e stavolta l’amministrazione comunale è la vittima dei procedimenti. Stiamo parlando dell’ultimo stralcio dei lavori per il recupero dell’ex Lazzaretto. Due mesi fa la notizia che Palazzo del Popolo aveva risolto il contratto d’appalto con la ditta incaricata a suo tempo. Ditta che aveva interrotto i lavori e creato dunque un danno. Oggi, come puntualizzato dall’assessore ai lavori pubblici, Paolo Manarini, è una data importante per sbloccare l’impasse: "Una commissione di collaudo avvierà la cosiddetta fase della ‘consistenza delle opere eseguite’, ossia valuterà la parte di lavori eseguiti e quelli ancora da fare, i danni provocati e i tempi. Al termine del sopralluogo ci riserviamo di chiedere i danni alla ditta rea di aver abbandonato il cantiere e al tempo stesso dovremo trovare una soluzione per salvare il cantiere. Affidare l’appalto alle ditte piazzate alle spalle di quella vincitrice non è l’idea vincente, molto più probabile puntare sui cosiddetti ‘appalti prestazionali’ mirati a risolvere il problema pezzo per pezzo e senza troppi vincoli imposti dal codice degli appalti".