La battaglia di Zaffiri "Io cacciato dalla Lega con messaggio in chat per le critiche a Salvini"

Intervista allo storico militante del Carroccio ed ex consigliere regionale "Non c’è più il confronto: o il partito cambia o così rischia la deriva".

La battaglia di Zaffiri  "Io cacciato dalla Lega  con messaggio in chat  per le critiche a Salvini"

La battaglia di Zaffiri "Io cacciato dalla Lega con messaggio in chat per le critiche a Salvini"

di Giacomo Giampieri

"Cacciato dalla Lega con un messaggio in chat, ma non mi pento di quanto affermato. O il partito cambia e torna ad accettare un sano e duro confronto, o rischia la deriva". Che Sandro Zaffiri, ex vicepresidente del Consiglio regionale, consigliere dal 2013 al 2018 e storico militante leghista, non abbia peli sulla lingua è noto. Eppure quelle critiche alla Lega e ai vertici federali per i risultati definiti "deludenti" alle Politiche di settembre 2022, in un’intervista televisiva post voto, gli sono "costate" l’espulsione dal partito a distanza di sei mesi.

Zaffiri, che è successo?

"Sono stato ‘defenestrato’ dopo quelle parole, ma vorrei spiegarne il senso. Capisco la pandemia, ma da tre anni a questa parte non c’è più stata un’assemblea, nessun confronto interno, scarso coinvolgimento della base. Si è seguita una linea nazionale. Punto".

Quindi?

"Quindi siamo arrivati al 9 per cento delle elezioni politiche. Che ha contribuito a riportare il centrodestra al governo del Paese, e ne sono soddisfatto, ma per il partito è stato un risultato preoccupante. Un dato ben distante rispetto al 2223 per cento espresso in passato dagli elettori, molti dei quali si sono allontanati. Oggi soltanto una quota minoritaria si identifica nelle idee della classe dirigente".

Ed è proprio questo ciò che lei contesta?

"Certo. Ho sempre fatto politica per passione, senza accettare imposizioni e compromessi. Sono per il confronto: se questo viene meno, mi allontano. Io ho entrambe le tessere di partito, quella per la Lega Salvini Premier e quella per la Lega Nord, che portammo per la prima volta ad Ancona nel 2006. Eravamo in due ai banchetti in piazza Roma. Altri tempi: quello era un partito in cui mi riconoscevo".

Per quali ragioni?

"Per la capacità di guardare con molta attenzione ai problemi della gente, delle attività imprenditoriali, delle Partite Iva - 150mila solo nelle Marche, dice -, alla volontà di dare più autonomia ai territori".

Cosa prova per la sua espulsione?

"Non c’è rabbia. Sicuramente è un provvedimento che andava preso con più cautela nei riguardi di chi ha determinato una crescita e un radicamento del partito nel territorio. In Consiglio abbiamo fatto cinque anni di opposizione molto dura alla Sinistra, con tre consiglieri eletti e per questo ringrazio Matteo Salvini. Ne abbiamo raccolto i frutti nel 2020, andando al governo della Regione per cambiarla dopo trent’anni".

E il cambiamento lo vede?

"Lo vedo, ma è graduale. Al governatore Francesco Acquaroli e la sua Giunta, che stanno facendo bene, dico di essere più incisivi per cambiare passo. Soprattutto sulla sanità, per la quale abbiamo ereditato delle difficoltà per colpa della Sinistra. Penso alle liste di attesa: ho prenotato una visita a dicembre, la effettuerò a fine aprile".

Ancona: l’abbiamo vista alla presentazione delle liste di Silvetti...

"Sto facendo e continuerò a fare campagna elettorale per Daniele Silvetti, candidato ideale e che assicura equilibrio al centrodestra. E poi sono ‘di parte’. Suo padre è stato un ex ferroviere come me. Conosco Daniele da ragazzo: saprà essere un degno sindaco".