La colonna vertebrale riprodotta in 3D

Laboratorio di eccellenza alla Facoltà di Ingegneria della Politecnica: "Servirà al chirurgo nelle fasi preoperatorie"

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di Giacomo Giampieri

Un laboratorio di eccellenza, dove competenze scientifiche, ricerca e tecnologie all’avanguardia si fondono per poi aprirsi al mondo esterno. "Questo macchinario sta stampando la riproduzione di una colonna vertebrale deformata di un bambino, non operabile appena nato. Dopo aver acquisito l’immagine tridimensionale dall’ospedale, stiamo realizzando un prototipo fedele che servirà al chirurgo nelle fasi preoperatorie per valutare la fattibilità dell’operazione, ridurne i tempi della stessa e i possibili errori o imprevisti durante l’intervento". Lo spiega Tommaso Mancia, ingegnere meccanico e dottorando del Diism, il Dipartimento di Ingegneria Industriale e Scienze Matematiche dell’Università Politecnica delle Marche. Lui, come tanti giovani, gravitano all’interno del Laboratorio B+ (Be additive, Be smart) e offrono le loro conoscenze a sostegno di importanti progetti, supportati da docenti qualificati e strumenti al top come stampanti a polimeri, per materiali compositi e metallici, robot che "collaborano" con l’uomo e scanner 3D capaci di rilevare oggetti fisici, catturarli e trasferirli in digitale. Il piano a "quota 160" è dedicato a produzione e manifattura additive. Ai livelli inferiori della Facoltà, invece, da un lato si sfruttano le apparecchiature a deposizione diretta (per oggetti più grandi, riparazioni e per processi veloci) e letto di polvere (che aiutano a perfezionare i prototipi), mentre dall’altro si effettua il controllo qualità con tomografia computerizzata e analisi metrologiche. "Per chi operiamo? – racconta la responsabile del Laboratorio, Eleonora Santecchia -. Per la ricerca interna e ai fini delle pubblicazioni, ma anche per rispondere alle richieste esterne. Soprattutto, però, per le aziende partner che hanno sovvenzionato il progetto che ha portato all’allestimento del laboratorio di eccellenza". Ovvero uno dei cinque Dipartimenti Univpm finanziati cospicuamente (7.3 milioni) dal Ministero dell’Istruzione. In totale, per il Diism, si è investito oltre 9.5 milioni (i restanti fondi sono delle imprese, 600mila euro, e risorse dell’Università). Ieri l’evento inaugurale per presentare questo polo, nato nel 2018, che ha già ottenuto straordinari risultati. "Abbiamo investito sulle risorse umane, con 4 tra nuovi docenti e ricercatori, grazie a questo finanziamento, 20 assegni di ricerca e 15 dottorandi – spiega il direttore del Dipartimento Diism Michele Germani -. Inoltre abbiamo già creato 2 spin-off e realizzato 13 brevetti coerenti con le tematiche del laboratorio, mentre abbiamo avviato più di dieci collaborazioni con imprese, altri Atenei e Centri di ricerca esteri. E il percorso è solo all’inizio". Ai complimenti del preside Maurizio Bevilacqua e del direttore generale Alessandro Iacopini si sono associati quelli del rettore di Univpm, Gian Luca Gregori, orgoglioso per il traguardo del Diism.