La crociata del virologo contro i No-vax: "Ora bisogna rendergli la vita più difficile"

Il primario di Torrette Stefano Menzo: "Green pass per i locali, demansionamento al lavoro, taglio di stipendio. Ma è la politica che deve decidere"

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di Marina Verdenelli

Rendere la vita difficile a chi non si è vaccinato. Ne è convinto il virologo Stefano Menzo, primario dell’unità operativa di Virologia dell’ospedale regionale di Torrette. Nel suo laboratorio si studia il virus e si captano le varianti che non mettono ancora fine alla pandemia. Proprio da chi il Covid-19 lo vede da vicino arriva una dura presa di posizione contro chi non si è ancora deciso a vaccinarsi.

Dottor Menzo, mancano all’appello ancora tanti cittadini titubanti all’inoculazione. Cosa si può fare?

"Rendere loro la vita difficile dal punto di vista burocratico. Io sono per un green pass che riguardi l’accesso soprattutto ai locali, parlo di bar e ristoranti piuttosto che cinema e teatri perché è nei locali che il rischio contagio è maggiore. Lì si parla, anche ad alta voce, e le particelle corrono velocemente e chi è vicino si contagia. Al cinema tutto sommato, come anche a teatro, si sta in silenzio e il rischio è minore. Ad oggi manca un terzo della popolazione ad essere vaccinata, siamo molto indietro per frenare la pandemia così perché pregiudica l’immunità di gregge. Abbiamo ancora il 40% delle persone non vaccinate". Quindi bisogna iniziare ad imporre limitazioni ai non vaccinati?

"Bisogna disincentivare l’assenza di vaccino, creare difficoltà alle persone non vaccinate, dire loro cosa frequentare e cosa no, dove spostarsi e dove no, insomma usare misure più incisive ma tanto non si farà nulla di tutto questo. L’Italia è un Paese di timidi, si tende ad usare misure che non scontentino nessuno piuttosto che misure drastiche che scontentino tutti. Così il virus però non lo fermiamo. Deve intervenire la politica. Allo stesso tempo occorre proporre incentivi consistenti alle persone che scelgono di vaccinarsi ".

Lei è d’accordo anche per un green pass al supermercato?

"I supermercati non sono mai stati fonti di contagio, lo sono i locali, i ristoranti, i bar, luoghi dove la gente sta vicina . E lo sono le scuole che però adesso sono chiuse. Il problema sarà a settembre ma si spera che molti si siano vaccinati. Non possiamo costringere nessuno ma creare ostacoli a chi non si vaccina sì". In che modo?

"Sul lavoro, si può demansionare la persona ma gli va ridotto anche lo stipendio altrimenti non c’è ostacolo e questo non lo tocca. Saranno provvedimenti però giudicati tutti impopolari, non verranno mai prese queste decisioni in Italia".

In sanità però se ne è parlato per chi non si è vaccinato... "Le aziende sanitarie volevano prendere provvedimenti ma poi si sono subito fermate. Hanno timore dei ricorsi".

Multe ai no vax?

"Come estrema ratio ma saranno poco utili perché sono vincolate ai controlli e i controlli è difficile farli. Bisogna mirare a soluzioni praticabili. Se riduci lo stipendio già è un incentivo a vaccinarsi".

Perché ancora in molti non si vaccinano?

"C’è molto qualunquismo più che paura. Si è persa l’idea originale del vaccino, quella degli anni ‘50, quando i vaccini hanno salvato tante vite e la campagna a vaccinarsi funzionava. C’era un atteggiamento emotivo diverso. Se tante malattie non ci sono più è grazie a quello spirito di allora che oggi non c’è". Molti temono le conseguenze a lungo termine...

"Questa è una paura da sfatare, nessun vaccino ha avuto conseguenze a lungo termine. Se c’è qualcosa emerge nelle prime settimane. I farmaci che si assumono per tanto tempo possono dare effetti a lungo termine ma i vaccini non sono somministrazioni croniche continue".