La rabbia dei sindaci: "Nessuno ci ha avvisati Siamo stati noi a fare scattare tutti gli aiuti"

La ricostruzione di quella notte: "Abbiamo allertato la Protezione civile nonostante le mille difficoltà per riuscire a comunicare". Intanto le indagini proseguono e i carabinieri stanno acquisendo i tabulati telefonici per capire cosa è accaduto il 15 settembre

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di Marina Verdenelli

Rimasti senza luce e senza internet hanno dovuto fare da sé i sindaci dei comuni alluvionati per l’esondazione del fiume Misa e del suo affluente Nevola. Chiamate dalla Soup, la sala operativa unificata permanente della Protezione civile regionale? "Nessuna, siamo stati noi a dire loro di dare l’allerta a tutti, fortuna le radio", è lo sfogo della sindaca di Serra de’ Conti Letizia Perticaroli. Che sia mancata l’allerta è stata la stessa Procura di Ancona, dove il fascicolo è ancora aperto a carico di ignoti per omicidio colposo plurimo e inondazione colposa, a dirlo e a disporre approfondimenti. "Dal punto di vista della dinamica degli eventi – ha osservato la procuratrice capo Monica Garulli – quello che si riscontra in questo momento è che non c’è stato un’allerta da parte della Regione Marche nei confronti dei Comuni".

I carabinieri del Nucleo Investigativo e i forestali è da sabato scorso che vanno e vengono dai Comuni interessati dalla piena per acquisire le testimonianze dei sindaci, sapere a che ora è iniziato il finimondo nei loro territori e come hanno proceduto. I militari stanno acquisendo anche i piani sicurezza di protezione civile, i tabulati cartacei con l’arrivo delle chiamate dei cittadini, le richieste arrivate nei Coc aperti dai Comuni. I carabinieri continuano ad acquisire documenti anche al centro funzionale multirischi della Protezione Civile regionale, dove avevano già sentito sabato l’esperto meteo che pubblica i bollettini, i dati idro-pluviometrici, quelli da tenere d’occhio per prevedere e prevenire i rischi idrogeologici. Acquisiti i dati meteo relativi alle precipitazioni previste per il 15 e 16 settembre. I militari stanno anche ricostruendo i tabulati telefonici di una serie di soggetti interessati dall’allerta. Al vaglio della Procura i codici di allerta usati dal centro funzionale.

A Serra de’ Conti hanno avuto problemi con la linea elettrica dopo le 18. "Tutte le comunicazioni non funzionavano – dice la sindaca Perticaroli – ho aperto il Coc manualmente: nessuno che ci ha chiesto il livello del fiume. Alle 20 l’emergenza era già in atto". A Sassoferrato il sindaco Maurizio Greci parla di finimondo "attorno alle 19.15, ho chiamato il responsabile dell’ufficio tecnico per aprire il Coc, non abbiamo fatto in tempo ad avvisare la città, la piena aveva già fatto i danni".

Anche a Barbara c’erano già dispersi mamma e figlia, quando il sindaco ha ricevuto una chiamata dal suo vice, poco dopo le 21. "Le linee non funzionavano già da diverse ore ma ai blackout siamo abituati qui e non ci abbiamo fatto caso – spiega Riccardo Pasqualini – per aprire il Coc, alle 21.45 ho dovuto usare la mail privata di una dipendente perché le linee del Comune erano out". A Castellone di Suasa è stato un consigliere comunale, Erminio Toderi,a chiamare il sindaco Carlo Manfredi per avvisarlo che dal versante Nevola l’acqua aveva raggiunto la sede stradale. "Erano le 20.25 – ricorda Manfredi – ho avvisato subito il sindaco di Senigallia che il fiume era diventato il Po. Il Coc noi lo abbiamo aperto la mattina". Il sindaco di Arcevia ha compreso alle 18.09 il disastro che arrivava: "Ho chiamato la sala Operativa alle 19,08 – racconta Dario Perticaroli, primo cittadino di Arcevia – per segnalare quello che stava succedendo, ma intanto mi ero attivato da solo con il gruppo comunale di Protezione civile". A Senigallia il sindaco Olivetti ha capito che stava succedendo qualcosa di grave poco prima delle 20.

L’unico operatore presente nella sala operativa della protezione civile chiamò al telefono i Comuni "dopo le 22", ma le telefonate non furono dirette ai sindaci. E’ quanto emerge dalla ricostruzione di Susanna Balducci, responsabile della sala operativa della protezione civile della Regione Marche. L’operatore era da solo perché "sulla base del bollettino emesso e sul codice colore (l’allerta era giallo, ndr.), le procedure non prevedevano il raddoppio di sala e soprattutto non prevedevano che fossero attivati sul territorio i centri operativi deputati a prevenire e ad intervenire prontamente per questo evento".

Secondo il racconto della responsabile, "quando nel tardo pomeriggio, le chiamate in sala operativa hanno cominciato ad arrivare", l’operatore si è confrontato con il funzionario reperibile e ha richiesto il supporto di un altro collega reperibile. Tutto questo è accaduto "indicativamente intorno alle 21.30". La catena di allertamento di quella notte, standard rispetto alle previsioni inziali, è partita solo quando "l’idrometro significativo del Misa" ha superato la soglia di allarme: a quel punto è suonato l’allert all’operatore di sala (erano passate le 22),